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    Colombia, manifestanti abbattono la statua di Cristoforo Colombo: “Cadono gli invasori”

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 30 Giu. 2021 alle 11:28 Aggiornato il 30 Giu. 2021 alle 11:39

    Una statua in marmo di Cristoforo Colombo, donata nel 1892 dalla comunità italiana alla città di Barranquilla, sul versante caraibico della costa della Colombia, è stata abbattuta lunedì 28 giugno 2021 da un gruppo di manifestanti durante una protesta contro il governo del presidente Ivan Duque, contestato nelle piazze di tutto il Paese sudamericano da oltre due mesi.

    Vari filmati dell’accaduto, divenuti virali sui social, mostrano alcuni dimostranti salire sul piedistallo dell’opera, situata in Plaza de San Nicolas di fronte alla chiesa del Carmen, per imbracare la scultura con delle corde, agevolandone l’abbattimento.

    Una volta a terra, i manifestanti scesi in piazza per la mobilitazione contro il governo di Bogotà hanno lanciato pietre e imbrattato la statua con varie scritte, staccandone poi la testa, portata poi in corteo per la Calle Murillo della città. “Qui cadono gli invasori”, si legge in un graffito disegnato sotto la scultura. “Per i nostri morti”, recita un’altra scritta sul piedistallo.

    Donata alla città dalla colonia italiana di Barranquilla nel 1892, in ricordo dei 400 anni dalla scoperta dell’America, l’opera era stata conservata in un laboratorio, in attesa della sua collocazione, tra il 1892 e il 1910. In seguito, fino al 1937, la scultura fu spostata presso l’attuale Paseo Bolívar. Successivamente, alla metà degli anni Novanta, fu trasferita in Plaza de San Nicolás.

    Il sindaco di Barranquilla, Jaime Pumarejo, ha condannato l’accaduto. “La violenza genera solo altra violenza. Vi invito a liberarvi del vostro odio e a costruire un Paese migliore. Non abbiamo represso – e non lo faremo! – una protesta pacifica, ma ci impegniamo a continuare a identificare, arrestare e perseguire coloro che commettono atti di vandalismo e di terrorismo”.

    Non è il primo gesto dimostrativo del genere accaduto di recente in Colombia. Il 9 giugno, nella capitale Bogotà, un gruppo di manifestanti di popolazioni indigene aveva provato ad abbattere le statue di Colombo e della regina Isabella di Castiglia, prima di essere fermato dalla polizia.

    Da oltre due mesi, il Paese sudamericano assiste a decine di manifestazioni contro il governo del presidente Ivan Duque. A partire dal 28 aprile, data di inizio delle mobilitazioni, una settantina di civili sono morti nel contesto delle proteste, oltre un migliaio sono rimasti feriti e più di un centinaio risultano ancora scomparsi.

    La stessa città di Barranquilla è stata teatro di numerosi cortei, che hanno coinvolto persino il calcio. A maggio, la sfida di Copa Libertadores tra Atlético Junior e River Plate, giocata allo stadio Metropolitano della città, era stata interrotta più volte per “l’invasione” in campo dei gas lacrimogeni utilizzati dall’ESMAD per reprimere le proteste dei dintorni.

    A inizio giugno invece, mentre nello stesso impianto si disputava la gara tra Argentina e Colombia, valevole per le qualificazioni a prossimi Mondiali 2022 in Qatar, centinaia di manifestanti sfilavano fuori dallo stadio al grido: “Senza pace non c’è calcio”.

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