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    “Diritti tutelati dalla legge”: la Cina si difende dalle accuse di repressione del dissenso per le politiche anti-Covid

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 29 Nov. 2022 alle 18:43 Aggiornato il 29 Nov. 2022 alle 18:45

    Nel finesettimana decine di migliaia di persone hanno manifestato in Cina contro le dure restrizioni imposte dal regime contro il coronavirus: il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, intervenuto nel briefing quotidiano, ha difeso le scelte del Partito Comunista sulla repressione del dissenso: “La Cina è un Paese con uno stato di diritto, i cittadini cinesi godono di vari diritti e libertà che sono completamente protetti dalla legge. Tutti i diritti e le libertà dovrebbero essere esercitati nel quadro della legge”.

    Il dispositivo di “tolleranza zero” del virus ha previsto, in risposta alle proteste, il dispiegamento di una enorme mole di forze di sorveglianza e sicurezza: a Shanghai queste ultime hanno bloccato le strade e chiuso le fermate delle metropolitane, mentre a Pechino la polizia ha effettuato controlli serrati sui passanti nelle aree in cui nei giorni prima si era protestato, obbligando le persone a mostrare il contenuto dei loro telefoni e arrestandole se fosse risultato che avevano partecipato alle proteste. In tutto le manifestazioni sarebbero andate in scena in 16 città, in molti casi portate avanti simbolicamente con dei cartelloni bianchi, sui quali non c’è scritto nessuno slogan contro il regime per non rischiare gravi incriminazioni.

    Secondo un’avviso dell’ambasciata Usa a Pechino la Cina sarebbe disposta a implementare quarantene residenziali, test di massa, chiusure, interruzioni dei trasporti, blocchi e possibili separazioni familiari”. L’approccio del governo rientra nelle richieste della Commissione centrale per gli Affari legali e politici del Pcc, il principale organismo di sicurezza cinese, che chiede “una repressione” delle “forze ostili”. Cheng Youquan, direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha ammesso che alcuni controlli sono stati implementati “in modo eccessivo” dai funzionari locali.

    All’inizio del mese, la Cina ha annunciato un pacchetto di nuove misure per semplificare i controlli sanitari e correggere le “misure politiche eccessive” intraprese dalle autorità locali. Inoltre, nel Paese è stato varato un nuovo piano vaccinale: a circa 1,2 miliardi di persone è stato iniettato il farmaco, con percentuali dell’86,42% per le fasce di età pari o superiore ai 60 e del 65,8% per gli ultraottantenni.

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