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    Cina, sfilano con un cartello al collo per non aver rispettato le regole anti Covid

    Di Sofia Gadici
    Pubblicato il 30 Dic. 2021 alle 10:46 Aggiornato il 6 Gen. 2022 alle 13:21

    La gogna pubblica era una pratica molto comune in Cina durante la rivoluzione culturale, poi è stata vietata. Con la pandemia da Covid qualcuno in Cina ha ricominciato a utilizzarla: è accaduto, per esempio, a Jingxi, città nella provincia del Guangxi. Quattro persone accusate di non aver rispettato le regole anti-Covid sono state costrette a sfilare per strada con un cartello appeso al collo. Sul cartello il loro nome e la loro foto, tutti erano scortati da guardie in tuta bianca armate.

    Nello specifico, i quattro uomini sono stati accusati di “contrabbando di persone” attraverso i confini della Cina. La chiusura dei confini del Paese è una delle regole più rigorose messe in campo per limitare la diffusione di Sars-Cov-2. Le maglie strette degli ingressi portano, conseguentemente, a pratiche illegali lungo le frontiere per permettere ugualmente gli accessi.

    Il Beijing News, organo di informazione affiliato al partito comunista cinese, ha affermato che quanto accaduto a Jingxi “viola gravemente lo spirito dello stato di diritto e non può essere permesso che si ripeta”. Per il quotidiano Global Times, i tribunali e il Ministero della pubblica sicurezza dagli anni ’80 hanno emesso vari ordini per vietare le sfilate di sospetti criminali. Ora i funzionari potrebbero essere puniti.

    Dall’inizio della pandemia la Cina ha adottando misure molto rigorose per limitare i contagi. Questo non ha evitato però che lo scorso mercoledì nel Paese siano stati registrati 203 nuovi casi. Uno dei più grandi produttori di chip di memoria al mondo, Micron Technology, ha affermato che le restrizioni in corso nella città di Xi’an potrebbero portare a ritardi nella fornitura globale dei suoi chip di memoria DRAM.

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