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    Cina, manipolati i numeri del governo sui morti di Covid: file ai forni crematori dalle immagini satellitari

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 10 Gen. 2023 alle 17:41

    Per le autorità di Pechino, da quando la Cina ha abbandonato la politica “zero Covid” allentando le restrizioni nel Paese e i controlli su positivi e quarantene, ci sono stati meno di 40 decessi.

    Ma è una conseguenza di un “restringimento” della definizione di “decesso da Covid”, motivo per cui i report ufficiali non riflettono più in maniera accurata lo stato di gravità della pandemia nel Paese.

    Per il governo infatti da dicembre soltanto le persone che muoiono direttamente a causa dell’insufficienza respiratoria legata al virus vengono conteggiate nelle statistiche.

    Il gruppo di ricerca britannico Airfinity stima infatti che i decessi ammontino in realtà a 209mila ed entro fine aprile arriveranno a 1,7 milioni.

    Il Washington Post ha ottenuto dalla società Maxar Techonologies – e poi pubblicato – immagini satellitari che mostrano code ai forni crematori, accompagnate anche da video e post pubblicati sui social cinesi.

    “Le pompe funebri di tutto il Paese hanno registrato un drammatico aumento dell’attività rispetto a pochi mesi fa e allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre i veicoli consegnano le salme e i residenti fanno la fila per far cremare i propri cari”, scrive il quotidiano statunitense, citando un’indagine condotta nelle città di Pechino, Kunming, Shanghai, Nanchino, Chengdu, Tangshan e Huzhou.

    “Lavoro qui da sei anni e non è mai stato così affollato”, ha riferito un addetto alla reception dell’agenzia funebre Jiangnan di Chongqing, nel sud-ovest della Cina.

    A Jingyunshan, un’agenzia di pompe funebri di Guiyang, la capitale della provincia sudoccidentale di Guizhou, un altro dipendente ha dichiarato di aver gestito fino a 250 corpi al giorno.

    Per il Partito comunista e il leader Xi Jinping abbassare il numero di morti nei report ufficiali in maniera esponenziale è un modo di contrastare la narrazione secondo cui la riapertura è stata un errore e affermare che sotto la loro guida, l’approccio cinese al Covid è più efficace di quello occidentale.

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