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    Cile in rivolta, a Santiago una grande marcia sfida il coprifuoco

    Per lo più è stata una protesta pacifica, con qualche piccolo incidente con le forze dell'ordine, e poi la gente, dopo la marcia, è tornata alla base di Piazza Italia, dove è rimasta fino agli sgoccioli del coprifuoco

    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 24 Ott. 2019 alle 07:45 Aggiornato il 24 Ott. 2019 alle 07:50

    Cile in rivolta, a Santiago una grande marcia sfida il coprifuoco

    Decine di migliaia di persone si sono nuovamente riversate, nel Cile in rivolta, nelle strade del centro della Capitale Santiago per una mobilitazione sociale convocata per due giorni da una ventina di organizzazioni sociali e sindacati.

    Secondo Radio BioBio i manifestanti si sono concentrati in Piazza Italia, mettendosi in cammino verso il quartiere di Santa Rosa. L’emittente sostiene che si è trattato della più grande dimostrazione organizzata da quando venerdì scorso sono cominciate le proteste per l’aumento del prezzo del biglietto della metro.

    Per lo più è stata una protesta pacifica, con qualche piccolo incidente con le forze dell’ordine, e poi la gente, dopo la marcia, è tornata alla base di Piazza Italia, dove è rimasta fino agli sgoccioli del coprifuoco.

    Il principale reclamo dei manifestanti riguarda l’esigenza che il governo disponga il ritiro dei militari dalla strade cilene, cosa che per il momento non è stato fatto, nonostante il “perdono” chiesto dal presidente Sebastián Pinera per la cattiva interpretazione dei motivi della rivolta. Fra gli slogan più gridati, uno dice “Si è svegliato si è svegliato, il Cile si è svegliato!”.

    Da parte sua il capo dello Stato cileno, che aveva già fatto annullare l’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana, elemento scatenante delle proteste, ha corretto ampiamente il tiro della sua strategia impostata sull’uso del ‘pugno di ferro’ contro i manifestanti, mostrando comprensione per il fondo delle loro rivendicazioni.

    Dopo aver dichiarato la settimana scorsa che il Cile era “in guerra contro un nemico potente” ha invece ora “chiesto scusa” alla popolazione, ammettendo una “carenza di analisi” sulla situazione del Paese.

    Cile, la situazione rimane tesa

    La situazione a Santiago del Cile e in molte altre città rimane tesa, con un bilancio di morti nella rivolta salito a 18. La due giorni di sciopero è stato indetto da una ventina di organizzazioni sociali e sindacati che si realizza nonostante la permanenza dello stato di emergenza che vieta le manifestazioni pubbliche.

    In più l’opinione pubblica è scossa per il moltiplicarsi di denunce presentate dall’Istituto nazionale dei diritti umani (Indh) riguardanti l’atteggiamento brutale dell’esercito contro la cittadinanza, e torture eseguite dai soldati in luoghi pubblici.

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    L’emergenza cilena ha colpito anche papa Francesco che al termine dell’udienza generale ha detto: “Seguo con preoccupazione quanto sta accadendo in Cile. Mi auguro che, ponendo fine alle violente manifestazioni, attraverso il dialogo ci si adoperi per trovare soluzioni alla crisi e far fronte alle difficoltà che l’hanno generata, per il bene dell’intera popolazione”.

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