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    Canada, trovata morta a Toronto l’attivista pakistana Karima Baloch

    Karima Baloch
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 22 Dic. 2020 alle 13:33 Aggiornato il 22 Dic. 2020 alle 13:38

    L’attivista pakistana Karima Baloch, che da anni viveva in esilio in Canada, è stata trovata morta a Toronto. Era stata vista per l’ultima volta domenica scorsa a Bay Street, nella zona occidentale della città. I suoi amici e colleghi hanno poi comunicato il ritrovamento del corpo. Le cause della morte non sono state immediatamente rese note, ma alcuni gruppi di attivisti per i diritti umani chiedono un’indagine approfondita su quanto accaduto.

    Baloch, 37 anni, era originaria della regione del Belucistan, nel Pakistan occidentale, ed era critica verso lo stato e l’esercito pakistano. In passato è stata la prima leader donna del Baloch Students’ Organisation (BSO), un’organizzazione studentesca vietata in Pakistan. Nel 2016 era nella lista della Bbc sulle 100 donne da cui trarre ispirazione.

    A seguito della morte di Karima Baloch il movimento nazionale del Belucistan ha annunciato 40 giorni di lutto. “La morte dell’attivista Karima Baloch a Toronto, in Canada, è scioccante e deve subito essere oggetto di un’indagine efficace”, ha scritto Amnesty International per l’Asia Meridionale in un tweet. “I responsabili devono essere assicurati alla giustizia, senza ricorso alla pena di morte”.

    La sorella di Karima Baloch ha dichiarato che la morte della 37enne “non è solo una tragedia per la famiglia, ma anche per il movimento nazionale del Belucistan“. Baloch viveva in Canada dal 2015, dopo essere stata accusata di terrorismo. Aveva chiesto asilo perché riteneva che la sua vita in Pakistan fosse in pericolo. “Non era andata all’estero perché voleva, ma perché…fare attivismo apertamente in Pakistan era diventato impossibile”, ha spiegato la sorella.

    La provincia del Belucistan è attraversata da anni da istanze separatiste. Gli attivisti del Belucistan denunciano che negli ultimi anni migliaia di attivisti sono scomparsi nel nulla e accusano l’esercito pakistano di una brutale repressione del movimento per l’autonomia della regione. Accuse che il Pakistan ha sempre respinto.

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