Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    La prima campagna contro la violenza sulle donne in Arabia Saudita

    Lanciata nel 2013, la prima iniziativa per incoraggiare le denuncie degli abusi subiti dalle donne, scosse quello che ancora oggi rimane uno dei Paesi più conservatori

    Di Fernanda Pesce Blazquez
    Pubblicato il 29 Apr. 2015 alle 16:33 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:28

    In Arabia Saudita la violenza sulle donne
    è un tema tabù. Non esistono statistiche sul tema, né se ne parla mai sui media locali.

    Nel 2013 è stata lanciata la prima
    campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, al fine di
    incoraggiare le vittime a denunciare gli abusi.

    L’immagine della campagna, promossa da King Khalid Foundation (Kkf) – un’organizzazione
    no profit – e dall’agenzia pubblicitaria
    MermacOgilvy, raffigura il viso di una donna coperto dal niqab, un tipo di velo islamico che lascia gli occhi scoperti, da
    cui si intravede chiaramente un occhio nero tumefatto.

    Alcune cose non possono essere coperte
    – combattiamo insieme la violenza sulle
    donne
    , questo lo slogan della campagna riportato sotto la foto della
    donna.

    L’obiettivo dell’iniziativa era quello di
    creare un annuncio al fine di provocare un impatto significativo in una società
    molto conservatrice come quella dell’Arabia Saudita, in cui però stanno avvenendo alcuni segnali di apertura verso le donne e i loro diritti.

    Alle donne saudite, infatti, è stato permesso di
    andare in bicicletta e di guidare le moto, anche se ancora non possono guidare
    le macchine e devono essere scortare dagli uomini ogni qualvolta escono in
    strada.

    Nonostante i miglioramenti, l’Arabia
    Saudita si trova ancora al 132esimo posto nella classifica sulla 
    disparità di
    genere, su un totale di 142 Paesi,
    secondo un rapporto del World Economic
    Forum
    del 2014.

    Fadi Saad, il direttore di Memac Ogilvy ha spiegato a Thomson Reuters Foundation come il velo
    non solo nasconda gli abusi sulle donne ma sia anche una metafora del
    velo sociale dietro al quale si
    nascondono molte carenze della 
    società saudita.

    La campagna, lanciata su alcuni giornali
    locali e sui social media, ebbe i suoi risultati. Oggi, coloro che compiono
    violenze sulle donne in Arabia Saudita rischiano
    un anno di prigione e a una multa fino a 12.000 euro.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version