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    “Restano solo 20 anni per salvare il Pianeta”: l’allarme clima dell’Istituto Superiore di Sanità

    Credit: Orlando Sierra / AFP

    I morti legati ai cambiamenti climatici sono 7 milioni nel mondo  

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 5 Dic. 2018 alle 07:11 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:28

    A causa dei cambiamenti climatici, il caldo è arrivato ad uccidere.

    Le vittime del cambiamento climatico hanno un incremento costante di anno in anno, secondo l’Istituto superiore di Sanità “Ci restano solo 20 anni per dare una svolta a questa situazione”.

    Il pianeta a tempo determinato

    Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi spiega  che “Restano a disposizione due generazioni, ovvero 20 anni, per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici e dagli effetti devastanti che questi avranno sulla salute dell’uomo e dei territori”.

    La clessidra scorre inesorabile, e non si può più essere indifferenti: “È questo il tempo che ci rimane per mettere in atto misure concrete- continua Ricciardi – Fra 20 anni potrebbe già essere troppo tardi. Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l’anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito”.

    I dati

    I morti legati ai cambiamenti climatici sono 7 milioni nel mondo e in Italia il 12% dei ricoveri pediatrici in ospedale sono legati all’inquinamento.

    Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che in occasione dell’apertura della Conferenza climatica COP24 a Katowice ha dichiarato “Quella del clima è già oggi una questione di vita o morte”.

    I rischi più grandi

    Nel 2003 si è raggiunto un picco: 70 mila morti per troppo calore. Il rischio principale è che i nostri nipoti non possano più stare all’aria aperta per gran parte dell’anno. Ma perché? A causa dell’aumento delle temperature che porterà ad un incremento delle vittime, i 70mila morti del 2003 dovrebbero farci riflettere su quanto questo rischio sia concreto.

    Non si tratta di problemi del nostro futuro. Ma del nostro presente.

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