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    La California devastata dagli incendi: almeno 80 morti e oltre 1300 dispersi. Trump: “Colpa della gestione delle foreste”

    Credit: Afp

    Le fiamme hanno bruciato 130mila acri. Secondo le autorità, si tratta del più grande e devastante incendio della storia della California

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 19 Nov. 2018 alle 08:50 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:46

    Sale ad almeno 80 il bilancio dei morti causato dagli incendi che hanno devastato la California. I dispersi sono oltre 1300 e gli sfollati sono oltre 50mila. Secondo le autorità locali, che hanno reso noto i dati, si tratta del più devastante e mortale incendio che ha coinvolto lo stato affacciato sull’oceano Pacifico. Oltre 130mila acri sono andati distrutti. (Qui le foto dell’incendio)

    Non migliora la situazione dei soccorsi: i vigili del fuoco sono riusciti a domare solo il 50 per cento delle fiamme ma la pioggia è prevista solo a partire dalla metà della prossima settimana.

    Sabato 17 novembre 2018 il presidente degli Stati Uniti Donal Trump si è recato sui luoghi del disastro accolto dal governatore uscente Jerry Brown e dal governatore eletto Gavin Newsom, entrambi del Partito Democratico.

    In un’intervista rilasciata alla Fox, il Tycoon ha dichiarato che gli incendi potrebbero in parte essere stati causati dal cambiamento climatico. “Il problema principale che abbiamo è di gestione”, ha sottolineato Trump rilanciando le accuse agli amministratori dello stato giudicati i responsabili della tragedia e sottolineando che Trump in altri Stati gli incendi sono tenuti sotto controllo perché l’amministrazione locale è in grado di gestirli.

    “Non c’è motivo per questi enormi, mortali e costosi incendi nei boschi in California se non per il fatto che la gestione sia così scarsa. Vengono dati miliardi di dollari ogni anno… con così tante vite perse, tutto per una mediocre gestione delle foreste”, ha rincarato Trump. Il mese scorso il presidente aveva minimizzato il ruolo del cambiamento climatico dopo i devastanti uragani che hanno colpito la costa orientale degli Usa.

    Due dollari al giorno per domare le fiamme – I detenuti del Dipartimento di Correzione e Riabilitazione della California lavorano insieme ai vigili del fuoco per spegnere l’incendio. Ma, è questa la denuncia di Newsweek, mentre gli ultimi prendono uno stipendio medio annuo di 74mila dollari, i primi guadagnano solo due dollari al giorno con l’aggiunta di un dollaro se domano fiamme vive.

    I detenuti – che non sono stati arrestati per reati legati a incendi dolosi, crimini sessuali o rapimenti – possono entrare a fare parte come volontari di un programma anti-incendio e sono addestrati per due settimane prima di potere affrontare il campo. Anche i minorenni possono prendere parte al programma.

    La ricostruzione – Il Woosley, come è stato denominato l’incendio, è divampato giovedì 8 novembre intorno a mezzogiorno (ora locale), quando una “cintura di fuoco” ha iniziato a cingere d’assedio le case della cittadina balneare compresa nell’area metropolitana di Los Angeles, diffondendosi velocemente a causa del vento. Il fuoco ha divorato oltre 8mila ettari di vegetazione.

    Nei primi momenti le autorità hanno ordinato l’evacuazione di Malibù, la nota spiaggia affacciata sull’oceano Pacifico frequentata dalle celebrità. Il bilancio iniziale delle vittime era di 23 morti ma con il passare del tempo è iniziato ad aumentare. Si trovavano in pericolo 75mila abitazioni, molte delle quali case per le vacanze, e Dave Richardson, comandante del dipartimento anti-incendio di Los Angeles, aveva affermato che poteva esistere il reale rischio che altre 60mila persone sarebbero state costrette alla fuga nelle ore successive ai primi roghi.

    “La distruzione è catastrofica. Gli incendi sviluppano molto rapidamente, in alcuni casi anche 100 acri al minuto. I cittadini devono evacuare in fretta, eseguendo gli ordini dei pubblici ufficiali”, aveva scritto qualche ora prima su Twitter il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

    Era stato immediatamente dato un ordine di evacuazione, che aveva coinvolto circa 157mila persone. Tra loro, secondo il Daily Star, anche l’attore Harrison Ford e la cantante Miley Cyrus.

    Era stata sospesa l’attività nelle scuole e nell’università Pepperdine. Nel giro di poche ore, lunghe colonne di auto si erano formate nelle strade in uscita dalla città. Alcuni residenti avevano abbandonato le loro abitazioni correndo a piedi, spesso con figli o animali domestici in braccio, come ha raccontato Gina Oviedo, residente della cittadina di Paradise, ascoltata dal Guardian.

    “È una situazione molto pericolosa e molto seria”, avvertiva lo sceriffo della contea di Butte, Kory Honea, dove è stato proclamato lo stato di emergenza.

    “L’estensione della distruzione che abbiamo visto è davvero incredibile e spezza il cuore”, ha aggiunto.

    Tredici corpi sono stati recuperati lunedì 12 novembre.

    I resti di sei persone sono stati trovati mercoledì 14 novembre nella zona di Paradise, nella California settentrionale. Due vittime sono state rinvenuta nei pressi di Malibù. Lo sceriffo della Contea di Butty, Kory L. Honea, aveva richiesto 100 uomini della Guardia Nazionale che aiutino nei soccorsi e nelle ricerche. L’incendio finora ha bruciato 130mila acri ed è stato contenuto al 35 per cento.

    Il presidente Donald Trump aveva proclamato lo stato di calamità naturale solo lunedì 12 sbloccando gli aiuti federali, necessari per i centri di accoglienza e per la ricostruzione, che erano stati reclamati da democratici e ambientalisti.

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