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    Brexit, il parlamento britannico ha bocciato l’accordo negoziato tra Theresa May e l’Ue

    Credit: Oli Scarff/ Afp
    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 15 Gen. 2019 alle 21:08 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:04

    Il parlamento britannico ha bocciato l’accordo sulla Brexit, con 202 voti a favore e 432 voti contrari. A schierarsi contro l’accordo siglato nei mesi scorsi tra la premier May e i leader dell’Ue, sono stati i Tory più radicali, oltre che i labour più europeisti e la destra unionista nordirlandese del Dup. Tra gli oppositori anche i Lib-dem e Snp.

    L’accordo era stato approvato con i leader dell’Ue a novembre 2018, ma era necessaria l’approvazione del Parlamento perché diventasse effettivo. Approvazione che, non è arrivata.

    La bocciatura apre una serie di scenari politici senza precedenti.

    La diretta video:

    “Il rischio di un ritiro disordinato del Regno Unito è aumentato con il voto di questa sera”, ha detto il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che ha chiesto con urgenza “al Regno Unito di chiarire le sue intenzioni il più presto possibile. Il tempo è quasi finito”, ha detto Juncker in una nota.

    Cosa succede adesso

    La maggioranza si è espressa chiaramente: l’accordo siglato da Theresa May e i leader Ue non va bene. La premier aveva avvisato nei mesi scorsi che le conseguenze sarebbero state gravi. Nonostante la bocciatura, il 29 marzo il Regno Unito uscirà dall’Unione europea, senza alcun accordo.

    La premier ha adesso solo tre giorni per presentare un piano B alla Camera dei comuni.

    May ha provato, invano, a convincere gli hard brexiteers a votare l’accordo, dal momento che lo scenario del “No deal” sarebbe stato peggio di qualsiasi altro. Il No deal però ha vinto. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e quello della Commissione Jean-Claude Juncker in primis, hanno ricordato con una lettera a Theresa May che potrà essere trovato un nuovo accordo entro il 31 dicembre 2020, in modo tale da scongiurare le conseguenze più nefaste.

    Tra i punti più osteggiati dal parlamento vi era quello del backstop, la spinosa questione del confine tra Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda, che abbiamo spiegato qui.

    Dopo la sonora sconfitta, il governo potrà decidere di dimettersi. Se i voti di scarto fossero stati pochi, la May avrebbe potuto decidere di rimanere per condurre le nuove trattative, ma in questo caso sarà difficile scongiurare le dimissioni. Tra gli scenari vi è un nuovo governo Tory, o addirittura nuove elezioni, come richiesto dal partito dei Labour.

    Le opposizioni potrebbero presentare una mozione di sfiducia contro il governo. Se passa la mozione di sfiducia, allora, entro 14 giorni, chi riesce a formare un nuovo governo può chiedere la fiducia. Se nessuno riesce a formare un governo ed ottenere la fiducia della House of Commons, allora si scioglie la Camera e si va a votare, con elezioni anticipate.

    In caso di dimissioni del governo, il Regno Unito potrebbe chiedere una proroga dell’entrata in vigore della Brexit, dal 29 marzo alla prossima estate almeno.

    Per una richiesta del genere, che prevede la proroga dell’articolo 50, serve una richiesta formale del Regno Unito e l’ok all’unanimità dei 27 stati membri. L’articolo 50 fissa in due anni la durata dei negoziati di uscita di un paese dall’Unione europea.

    In questo caso si aprirebbero comunque scenari incerti: quanto dovrebbe durare la proroga? Il Regno Unito dovrebbe partecipare alle elezioni europee del prossimo maggio?

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