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    Boris Johnson ha un piano segreto per impedire il rinvio della Brexit: chiudere la Camera per 5 settimane

    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 25 Ago. 2019 alle 14:17 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:43

    Boris Johnson ha un piano segreto per impedire il rinvio della Brexit: chiudere la Camera per 5 settimane

    Boris Johnson ha pronto un piano segreto per bloccare il rinvio della Brexit prevista per il 31 ottobre. Il premier britannico vorrebbe far chiudere il parlamento per almeno cinque settimane a partire dal 9 settembre, e ha chiesto al consulente legale del governo come poter attuare il suo progetto. A rivelarlo è il giornale della domenica The Observer che ha riferito di un’email da Downing Street, scritta negli ultimi 10 giorni, in cui si parla di questo particolare consiglio richiesto dal premier e se ne esamina la “legalità”.

    Lo stop ai lavori della Camera dei Comuni sarebbe possibile con una misura nota come “proroga” e tecnicamente solo i tribunali potrebbero fermarla, a seguito di un ricorso dei deputati avversi alla Brexit. Se il piano andasse in porto, invece, l’attività del parlamento resterebbe bloccata fino al 17 ottobre, e questo slittamento renderebbe pressoché impossibile fermare in tempo la Brexit.

    I parlamentari contrari all’uscita dall’Ue, appena saputa la notizia, si sono infuriati affermando che la chiusura della Camera dei Comuni sarebbe un affronto alla democrazia. Il ministro ombra per l’immigrazione Keir Starmer ha dichiarato che “qualsiasi piano per sospendere il Parlamento” sarebbe “oltraggioso”. Anche il conservatore Dominic Grieve ha rincarato la dose dicendo che “la email, se vera, mostra il disprezzo di Boris Johnson per la Camera dei Comuni”.

    Il premier britannico Boris Johnson il 25 agosto al vertice del G7 a Biarritz, in Francia, ha reso noto che c’è una “ragionevole possibilità” che il Regno Unito lasci l’Ue il 31 ottobre con un accordo di uscita. Ha inoltre ribadito che l’attuale accordo di recesso del Regno Unito è “morto” e che un’intesa sulla Brexit o il ‘no-deal’ dipendono “interamente” dall’Ue.

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