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    L’inviato delle Nazioni Unite in Libia ha accettato un lavoro dagli Emirati Arabi Uniti

    Bernardino León avrebbe contrattato la sua assunzione mentre era ancora un mediatore dell'Onu. Gli Emirati sono sostenitori di uno dei fronti della guerra civile

    Di TPI
    Pubblicato il 5 Nov. 2015 alle 16:58 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:58

    L’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia Bernardino León ha accettato un lavoro da più di mille euro al giorno offertogli dagli Emirati Arabi Uniti, Paese che supporta finanziariamente una delle fazioni coinvolte nella guerra civile che lui stesso avrebbe dovuto portare a termine.

    Il quotidiano britannico The Guardian ha rivelato che León avrebbe passato l’estate a negoziare con il Paese.

    Gli Emirati avevano annunciato mercoledì 4 novembre la nomina di Bernardino León a direttore generale di un centro di ricerca sostenuto dal governo e fondato nel 2014 per promuovere la politica estera e le relazioni strategiche del Paese, e per addestrare i suoi diplomatici.

    La prima offerta degli Emirati Arabi Uniti sarebbe stata fatta nel giugno del 2015, quando León era ancora un inviato delle Nazioni Unite in Libia con l’obiettivo di mediare nelle relazioni tra i due protagonisti del conflitto.

    Gli Emirati Arabi Uniti sono forti sostenitori del governo di Tobruk, una delle parti coinvolte nella guerra civile in Libia.

    Il Guardian mette in evidenza che l’aver accettato l’offerta degli Emirati potrebbe aver minato l’imparzialità che un mediatore delle Nazioni Unite dovrebbe avere.

    Diversi analisti ritengono che gli Emirati Arabi Uniti insieme all’Egitto nel sostenere il governo di Tobruk starebbero utilizzando la Libia come terreno di scontro indiretto nei confronti di Turchia e Qatar.

    León continua a sostenere che gli accordi di giugno non erano nulla di ufficiale e che la sua imparzialità non è mai stata intaccata.

    Il successore di Bernardino León per il ruolo di emissario speciale delle Nazioni Unite in Libia sarà un diplomatico tedesco, Martin Kobler.

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