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    Somalia, bambina di 10 anni muore dopo mutilazione genitale. Il padre: “Giusto, è la nostra tradizione”

    In Somalia, il 98 per cento delle donne e delle bambine è costretta a sottoporsi a questa pratica, eseguita senza anestesia e in scarse condizioni igieniche

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 23 Lug. 2018 alle 08:10 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:14

    Una bambina somala di 10 anni è morta dopo aver subito una mutilazione genitale femminile in Somalia.

    Il padre, nonostante la morte della figlia per dissanguamento, continua a difendere la pratica tradizionalmente diffusa nel paese.

    L’uomo ha commentato la vicenda a Voice of America affermando che “le persone della zona sono contente” con la mutilazione genitale femminile nonostante i pericoli che comporta, aggiungendo che fa parte delle “cultura” del Paese.

    Secondo i dati diffusi dall’Unicef, il 98 per cento delle ragazze e delle donne in Somalia sono state sottoposte a questo tipo di mutilazione.

    In realtà, la costituzione della Somalia vieta tale pratica, pur non considerandola totalmente contro la legge.

    La circoncisione è definita come crudele e degradante, ed è equiparata ad una tortura, motivo per cui è “proibita”.

    Tuttavia, non esiste una legislazione che punisca coloro che la praticano.

    Gli sforzi per criminalizzare la mutilazione genitale femminile in Somalia sono stati bloccati da alcuni politici, che temono di perdere una parte del loro elettorato.

    La mutilazione femminile comporta la rimozione parziale o totale di alcune parti dei genitali femminili o di altri danni ai medesimi organi per ragioni non mediche.

    La pratica, molto spesso eseguita senza anestesia,  può causare gravi problemi di salute.

    Il dottor Abdirahman Omar Hassan, direttore dell’ospedale in cui è stata ricoverata la bambina prima di morire,  ha detto al VoA di non aver mai visto nessuno con quel tipo di mutilazioni in tutta la sua vita.

    Secondo quanto rivelato dal medica, la bambina aveva anche contratto il tetano, molto probabilmente dall’apparecchio non sterilizzato utilizzato durante la procedura di mutilazione.

    La direttrice del Centro di educazione per la pace e lo sviluppo di Gallacaio, gli attivisti che si battono per la difesa dei diritti delle donne nella Somalia centrosettentrionale ha spiegato che probabilmente “chi ha eseguito l’ablazione del clitoride ha reciso una vena importante”.

    “Questo è solo uno dei tanti casi che accadono quotidianamente in tutta la Somalia”, ha continuato la direttrice, intervistata da Reuters.

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