Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Pakistan, l’avvocato di Asia Bibi lascia il paese a cause delle minacce degli integralisti islamici

    "Devo restare vivo per continuare la sua battaglia giudiziaria", ha spiegato il legale. Dopo la sentenza della Corte Suprema, che ha salvato Asia Bibi dall'impiccagione per basfemia, ha ricevuto minacce di morte

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 3 Nov. 2018 alle 10:41 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:44

    L’avvocato Saif-ul-Mulook, che ha salvato la cristiana pachistana Asia Bibi dall’impiccagione per blasfemia, ha lasciato il paese temendo per la sua vita dopo le minacce da parte degli islamisti radicali.

    Mulook ha difeso Asia Bibi nei dieci anni che ha passato in prigione con una condanna a morte sulle spalle e che mercoledì 1 novembre è stata assolta.

    La sentenza della Corte Suprema pachistana ha scatenato la rabbia degli estremisti islamici che sono scesi in piazza per tre giorni di disordini.

    “Nello scenario attuale, mi è impossibile vivere in Pakistan”, ha dichiarato l’avvocato prima di imbarcarsi su un aereo. “Devo restare vivo sper continuare la battaglia giudiziaria di Asia Bibi”, ha spiegato il legale sessantenne al quale è stata accordata una scorta dopo l’assoluzione.

    La storia di Asia Bibi – Asia Bib era accusata di aver insultato il profeta Maometto in una discussione avvenuta nel 2009 nel Punjab. Si è sempre dichiarata innocente, ma ha trascorso la maggior parte degli ultimi anni in carcere, in una cella di isolamento. All’epoca dei fatti, Bib eta stata costretta a confessare il reato da una folla che minacciava di linciarla.

    Nel 2014 aveva perso il ricorso dinanzi alla corte di Lahore, capitale del Punjab. L’anno successivo, però, la Corte suprema aveva deciso di sospendere l’esecuzione della pena per esaminare meglio il caso.

    Il giudice ha motivato l’annullamento della condanna a morte affermando che le testimonianze contro Asia Bibi erano contraddittorie, che l’accusa “non è riuscita a dimostrare la colpevolezza della donna oltre ogni ragionevole dubbio” e che alcune prove raccolte erano inconsistenti.

    La sentenza si è conclusa con una citazione dagli Hadith, i detti raccolti del Profeta Muhammad, che afferma che i non musulmani devono essere trattati con gentilezza e umanità.

    Il caso ha suscitato una forte indignazione internazionale, con l’intervento di numerose associazioni per la tutela dei diritti umani che, nel corso degli anni, hanno chiesto più volte la liberazione della donna.

    La sentenza ha diviso il Pakistan. Il partito politico radicale Tehreek-e-Pakistan Labbaik (TLP) aveva già minacciato “conseguenze pericolose” in caso di assoluzione du Asia Bibi. Al momento della lettura del verdetto, il tribunale era circondato da poliziotti: si temeva infatti che gruppi di estremisti religiosi potessero commettere attentati o scatenare violenze.

    L’Islam è la religione nazionale del Pakistan e sostiene il suo sistema legale. Il sostegno pubblico alle severe leggi sulla blasfemia è molto forte nella società.

    Dagli anni Novanta, decine di cristiani sono stati condannati per reati di blasfemia, anche se nessuno è mai stato giustiziato. Tuttavia, alcune persone accusate del reato sono state linciate o assassinate.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version