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    La fake new sull’apartheid contro i contadini bianchi in Sudafrica a cui crede Trump

    Credits: AFP

    Al centro della controversia si trova una programma di confisca di aziende agricole

    Di Viola Stefanello
    Pubblicato il 27 Ago. 2018 alle 12:06 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 23:43

    Una fake news che viene dal Sudafrica e afferma che sarebbe in atto un “apartheid al contrario” nei confronti dei contadini bianchi del Paese è approdata anche sul profilo Twitter del presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump.

    “Ho chiesto al segretario di Stato Mike Pompeo di studiare attentamente le espropriazioni delle terre in Sudafrica e gli omicidi su larga scala degli agricoltori bianchi”, ha twittato il presidente, dopo che della storia (falsa) era stata data notizia sulla sua emittente televisive preferita, Fox News, e su siti di estrema destra come Breitbart.

    Il governo sudafricano ha voluto rispondere apertamente al presidente, twittando: “Il Sudafrica rigetta totalmente la percezione limitata che vuole soltanto dividere la nostra nazione e ricordarci del nostro passato coloniale @realDonaldTrump”.

    La portavoce del presidente del Sudafrica Ramaphosa ha ggiunto che Trump è chiaramente disinformato al riguardo.

    La storia della fake news sull’apartheid contro i contadini bianchi in Sudafrica

    La polemica al riguardo è stata inaugurata il 27 febbraio 2018, quando è stata approvata una mozione che consente al governo sudafricano di modificare la Costituzione, rendendo legale l’espropriazione dei terreni dei contadini bianchi.

    Anche se nel Paese la popolazione di etnia caucasica rappresenta soltanto l’8,9 per cento della popolazione, ai bianchi appartengono ancora il 73 per cento delle terre destinate all’agricoltura.

    Questo disequilibrio trova le proprie radici in secoli e secoli di colonialismo europeo e talvolta alcuni dei contadini sono proprietari delle terre da generazioni e generazioni.

    A promuovere questa riforma è stato soprattutto Julius Malema, leader di Economic Freedom Fighters, un partito di estrema sinistra che pur essendo all’opposizione ha visto la propria mozione passare con larga maggioranza ed essere appoggiata anche dal nuovo presidente, Cyril Ramaphosa.

    Da quanto la mozione è passata con 241 voti a favore e 83 contro l’espropriazione, nel Paese l’argomento dell’espropriazione delle terre dei contadini bianchi si è tramutato in un infiammatissimo dibattito.

    È un dibattito, spiega Quartz, “su come risolvere le ingiustizie create dal razzismo strutturale in un paese che ne soffre ancora profondamente – e in un paese in cui i sudafricani bianchi pensano ancora che sia normale usare insulti apertamente razzisti”.

    In particolare, dei gruppi di estrema destra hanno cominciato a usare questa mozione come pretesto per costruire ad arte una retorica secondo la quale ci sarebbe un progetto governativo per attuare un”apartheid al contrario” o addirittura un genocidio nei confronti dei bianchi.

    Il governo del Sudafrica nel periodo del vero apartheid aveva addirittura un nome per questo pericolo immaginario: swart gevaar, “pericolo nero”.

    In realtà, i dati mostrano che gli attacchi contro i contadini (bianchi e neri) hanno raggiunto il culmine tra il 2001 e il 2002 e si sono ora dimezzati. Nel 2017, gli omicidi che si sono svolti nelle fattorie del Sudafrica sono stati 84, in un paese che tra il 2016 e il 2017 ha registrato oltre 19mila omicidi. 59 delle vittime erano contadini bianchi.

    Nel 2018 sono invece 15 i contadini che sono stati uccisi finora, tra cui 8 bianchi.

    Questi dati sono apertamente in contrasto con quanto sostenuto non soltanto dai siti e i gruppi di estrema destra ma anche da rappresentanti governativi stranieri come l’ex primo ministro australiano Tony Abbott, che aveva affermato che “in Sudafrica qualcosa come 400 contadini bianchi sono stati brutalmente assassinati negli ultimi 12 mesi”.

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