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    Caro Tim Cook, il nuovo iPhone è prodotto sfruttando il lavoro minorile?

    Amnesty International in gennaio aveva accusato Apple di usare cobalto estratto dai bambini congolesi, al lancio dell'iPhone 7 riporta l'attenzione sul problema

    Di TPI
    Pubblicato il 12 Set. 2016 alle 11:47 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:42

    La settimana scorsa, Apple ha presentato ufficialmente il suo ultimo dispositivo mobile, l’attesissimo iPhone 7 e l’evento è stato seguito da tutto il mondo tech con grande attenzione per scoprire quali novità sarebbero state introdotte sul nuovo smartphone della casa di Cupertino.

    Il lancio dell’iPhone 7, a due anni dall’uscita dell’iPhone 6, ha catalizzato per una giornata l’interesse del pubblico internazionale, ma certamente l’amministratore delegato Apple, Tim Cook, avrebbe fatto a meno delle attenzioni riservate alla sua azienda da Amnesty International.

    Durante l’evento di presentazione, che si è svolto al Bill Graham Civic Auditorium di San Francisco, alla presenza di 7.000 spettatori, l’organizzazione in difesa dei diritti umani ha pubblicato una serie di tweet in cui chiedeva a Cook se il nuovo ipertecnologico prodotto Apple contenesse cobalto estratto dai bambini della Repubblica Democratica del Congo.

    L’insistente (e legittima) domanda fa seguito a un rapporto pubblicato il 19 gennaio scorso in cui Amnesty accusava la Apple e altri giganti dell’industria tecnologica come Samsung, Sony, Microsoft e Volkswagen di utilizzare per i loro prodotti (nello specifico, per le loro batterie al litio) cobalto estratto sfruttando il lavoro minorile.

    Il rapporto, intitolato ‘This is what we die for’, traccia il viaggio del cobalto dalle miniere congolesi ai nostri smartphone, computer portatili, elettrodomestici e automobili, denunciando la leggerezza con cui tanto le grandi multinazionali quanto i singoli consumatori scelgono di ignorare la provenienza dei componenti nei loro dispositivi.

    Tim Cook, chiamato direttamente in causa, non ha risposto alla provocazione, ma il dubbio rimane: Apple e le altre grandi case verificano la provenienza dei materiali che acquistano per i loro popolarissimi (e costosissimi) prodotti?

    –Leggi anche: Il cobalto utilizzato per i nostri cellulari estratti dai bambini del Congo

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