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    L’amministrazione Trump perde un altro pezzo, Philip Bilden rinuncia a guidare la Marina militare

    L'uomo d'affari ha rigettato la candidatura offerta dal presidente Usa. I suoi interessi commerciali incompatibili con il mandato

    Di TPI
    Pubblicato il 27 Feb. 2017 alle 19:50 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 01:47

    La squadra scelta da Donald Trump per amministrare gli Stati Uniti ha perso un altro pezzo. Philip Bilden, uomo d’affari ed ex ufficiale dell’intelligence militare nell’esercito dei riservisti, indicato dal tycoon come segretario della Marina, ha annunciato di rifiutare la candidatura. Bilden si è infatti ritirato dalle audizioni di conferma dell’Ufficio Etica del governo, che ne doveva valutare l’idoneità.

    La decisione è stata comunicata dal Pentagono e dallo stesso Bilden il 26 febbraio. “È stata una scelta personale dovuta a motivi di privacy e alle notevoli difficoltà che ha dovuto affrontare per separarsi dai suoi interessi di business”, ha spiegato il segretario alla Difesa Jim Mattis, aggiungendo che presto verrà indicato un nuovo candidato.

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    Secondo la stampa statunitense, a creare complicazioni sarebbero stati gli interessi commerciali delle società legate a Bilden, fiorenti soprattutto a Hong Kong. “Ho capito di non essere in grado di soddisfare i requisiti etici che l’ufficio governativo richiede, senza inutili interruzioni degli interessi finanziari privati ​​della mia famiglia”, ha spiegato lo stesso Bilden

    Negli Stati Uniti, il segretario della Marina presiede sia sulla Marina sia sul corpo del Marines. Hanno già rinunciato a far parte dell’amministrazione Trump Vincent Viola, nominato come segretario all’Esercito, anche lui imprenditore, e Andrew Puzder, preso di mira in Senato – che deve ratificare le nomine indicate dal presidente Usa – per le sue attività imprenditoriali e per la sua controversa vita privata.

    Il 13 febbraio c’è stata anche la defezione di Michael Flynn, che ha lasciato il posto di consigliere per la Sicurezza nazionale, accusato di aver mentito al vicepresidente Mike Pence sui suoi contatti con l’ambasciatore russo, avvenuti
    prima ancora dell’insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca.

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