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    Nel 2030 il caldo impedirà di lavorare a milioni di persone

    Secondo recenti studi, il costante aumento delle temperature avrà un impatto fortissimo sulle economie basate sui lavori manuali che prevedono l'esposizione al sole

    Di TPI
    Pubblicato il 21 Lug. 2016 alle 10:24 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:23

    A causa del riscaldamento globale e dei cambiamenti
    climatici in corso nel pianeta, esiste il rischio concreto che nel 2030 per
    molte persone non sia più possibile lavorare, producendo un danno all’economia
    globale di 2 bilioni di dollari.

    Stando a recenti ricerche, infatti, l’aumento costante delle
    temperature renderà più difficile per i lavoratori svolgere il proprio lavoro,
    in particolare nelle economie più povere del mondo, dove la maggior parte delle
    professioni ruota intorno al lavoro manuale all’aperto, come nell’edilizia, l’allevamento
    e l’agricoltura.

    Secondo il team di ricercatori neozelandesi guidati da Tord
    Kjellstrom dell’Health and Environment International Trust, che hanno fatto
    delle previsioni economiche basandosi sull’andamento dei cambiamenti climatici
    già in atto, India e Cina rischiano di perdere un totale di 450 miliardi di
    dollari entro il 2030, e i paesi in via di sviluppo come Ghana e Nigeria,
    situati nelle regioni più calde del pianeta, rischiano perdite altissime in
    proporzione al loro PIL.

    Nel sudest asiatico, si perde il 15-20 per cento
    delle ore di lavoro annuali nei lavori esposti al calore, e la cifra
    potrebbe raddoppiare entro il 2050, se il surriscaldamento globale continuerà. L’aumento
    delle temperature, anche se dovesse venire combattuto con un aumento del numero
    impianti di aria condizionata, produrrebbe comunque l’effetto di far salire
    notevolmente i costi dei consumi di corrente.

    Le zone urbane sono già molto più calde rispetto alle zone
    rurali, con una variazione di 1-3 gradi centigradi a seconda dell’area
    geografica, a causa del fatto che edifici, strade e marciapiedi sono poco
    riflettenti e intrappolano il calore in misura maggiore rispetto alle piante,
    senza disperderlo.

    Qui un grafico realizzato dalla testata statunitense Quartz a partire dallo studio neozelandese per illustrare quali sono i paesi considerati più a rischio a livello di perdite economiche dovute al surriscaldamento globale:

     

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