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    Veneto, in 4 mesi si licenziano in 66mila: si torna a parlare di “grandi dimissioni”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 14 Mag. 2022 alle 14:38

    Veneto, in 4 mesi si licenziano in 66mila: si torna a parlare di “grandi dimissioni”

    Sono 66mila le persone che si sono licenziate negli ultimi quattro mesi in Veneto, il 50 percento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un dato che fa di nuovo parlare di “grandi dimissioni”, il fenomeno osservato negli Stati Uniti dopo il periodo più buio della pandemia, che ha visto una crescita senza precedenti delle dimissioni volontarie. Un’esigenza di maggiore flessibilità, tempo libero e condizioni di lavoro migliori, che ha spinto milioni di lavoratori oltreoceano a lasciare il proprio lavoro in cerca di opportunità più rosee. A renderla possibile, la ripresa accelerata dalla crisi del 2020 che ha portato il tasso di disoccupazione ai minimi dagli anni ’60.

    Una situazione nettamente diversa da quella che sta attraversando l’Italia, dove il tasso di disoccupazione rilevato a marzo (8.4%) era ai livelli di aprile 2020. Nonostante le differenze, anche in Italia diversi osservatori hanno parlato di “grandi dimissioni”, spesso in riferimento alle nuove esigenze manifestate dai lavoratori dopo due anni di pandemia e ai cambiamenti che hanno prodotto nel mercato al lavoro.

    Secondo gli ultimi dati di Veneto Lavoro, tra gennaio e aprile di quest’anno in Veneto si sono dimesse 66.300 persone, come detto il 50 percento in più rispetto ai primi quattro mesi del 2021. Al contempo è stato rilevato un rallentamento nel mercato del lavoro. Ad aprile infatti sono stati 13.700 i posti di lavoro in più, rispetto a 19mila rilevati nello stesso mese del 2019. Fino al mese precedente invece l’andamento dell’occupazione era simile a quello pre-pandemico. In totale sono 208.600 le assunzioni da inizio anno, in crescita del 68 percento rispetto all’anno scorso e quasi quattro volte il livello del 2020.

    Secondo Tiziano Barone, direttore dell’ente che fa capo alla regione Veneto, il fenomeno è in parte da attribuire a una “maggiore attenzione alla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, soprattutto nei giovani”.

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