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    Trieste: il giudice annulla i licenziamenti Wartsila, era comportamento antisindacale

    striscione del collettivo di fabbrica di Wartsila Trieste. fonte: Facebook
    Di Piera Rocco
    Pubblicato il 23 Set. 2022 alle 17:08

    Il giudice ha revocato la procedura di licenziamento avviata da Wartsila che avrebbe mandato a casa 451 dipendenti della fabbrica di motori per navi di Trieste. La denuncia depositata il 17 agosto da Fim, Fiom e Uilm è stata accolta dal giudice del lavoro Paolo Ancora, che ha condannato l’azienda finlandese a 50mila euro di danni da pagare a ciascuna delle sigle sindacali, che erano rimaste escluse dalle trattative a causa della decisione unilaterale dell’azienda. Infatti veniva contestato che i sindacati non fossero mai stati informati prima del 15 luglio, giorno dei licenziamenti, dell’insoddisfazione del gruppo riguardo la competitività della filiale triestina, né della volontà di rilocalizzare la produzione in Finlandia. Si stimano inoltre a circa 60 milioni gli incentivi concessi dallo Stato italiano a Wartsila negli ultimi anni, che avrebbe anche fatto richiesta per gli aiuti del Pnrr, come denunciato dal governatore Fedriga.

    La difesa della multinazionale non ha convinto. Secondo il Fatto Quotidiano, Wartsila Italia (il cui amministratore delegato non è altro che il vicepresidente di Confindustria Alto Adriatico Andrea Bochicchio) non avrebbe potuto informare i sindacati per questioni di “segretezza” decise dall’azienda madre finlandese e che la decisione del cda era arrivata solo poche ore prima della comunicazione ai dipendenti. Il giudice ha replicato che non è ammissibile che gli obblighi sindacali dell’azienda “possano essere del tutto cancellati in ragione delle esigenze di segretezza della capogruppo” e “che dunque la necessità di non turbare gli equilibri del mercato finanziario possa prevalere in maniera assoluta ed irrimediabile su diritti tutelati in via diretta dalla Costituzione”.

    L’azienda a luglio aveva annunciato in videoconferenza gli esuberi, dando il via a mobilitazioni dei lavoratori che culminate nel corteo del 3 settembre (chiamato da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil) che ha visto le strade di Trieste riempirsi di 15mila manifestanti, seguito da uno sciopero congiunto con i lavoratori del porto. Tra le richieste c’era un tavolo di confronto al Mise per proporre un piano industriale. Dopo l’esito nullo ottenuto dal ministro Giorgetti è arrivata la sentenza del giudice.

    In una nota congiunta Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil e Marco Relli, il segretario generale della Fiom-Cgil di Trieste, hanno salutato la sentenza: “Si tratta di un risultato straordinario per le lavoratrici e i lavoratori di Wartsila, diretti e degli appalti impegnati da oltre due mesi, con la lotta e la mobilitazione, a contrastare lo scempio che Wartsila intendeva mettere in atto nei confronti di tutta la comunità triestina”.

    Tuttavia la sentenza non impedisce all’azienda di chiudere lo stabilimento: dovrà solo farlo concordandosi con i sindacati. Intanto, oggi il comitato di fabbrica di Wartsila si è unito allo sciopero di Fridays for Future a Trieste, come annunciato su Facebook: “L’allargamento del fronte si deve estendere e dobbiamo convergere nei momenti conflittuali e di lotta che compongono la nostra città. Voi state attenti e tenetevi pronti che l’autunno arriva e sarà caldo”.

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