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    Superbonus, allarme nel settore edilizio: lo stop alla cessione del credito rischia di paralizzare i cantieri

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 3 Feb. 2022 alle 13:56 Aggiornato il 4 Feb. 2022 alle 13:32

    Superbonus, allarme nel settore edilizio: lo stop alla cessione del credito rischia di paralizzare i cantieri

    A 18 mesi dalla sua introduzione, una nuova stretta rischia di fermare l’attività stimolata nei cantieri dal Superbonus. È l’allarme lanciato dalle aziende edilizie, che chiedono al parlamento di intervenire per evitare la paralisi del settore.

     

    A mettere un freno alla discussa misura e agli altri bonus edilizi, sarebbe il cosiddetto decreto “Sostegni ter” (decreto legge 4/22), entrato in vigore lo scorso 27 gennaio, che vieta ulteriori cessioni a chi ha acquisito il credito fiscale.

    In altri termini, l’impresa che avrà riconosciuto lo sconto in fattura ai beneficiari, potrà cedere il credito a un altro operatore, che non avrà più la possibilità di cederlo a sua volta. Anche chi ha beneficiato direttamente della detrazione, senza vedersi riconosciuto lo sconto in fattura, avrà ancora la possibilità di cedere il credito ad altri, che non potranno però cederlo nuovamente. Un’eccezione è riconosciuta a chi aveva acquisito i crediti prima dell’entrata in vigore del provvedimento, che fino al 7 febbraio potranno essere oggetto di una sola cessione aggiuntiva.

    Il limite fermerebbe di colpo il mercato dei crediti fiscali, riducendo la capacità per le imprese edilizie di riconoscere sconti ai clienti.

    “Il provvedimento colpisce e danneggia tutti”, ha detto la presidente di Federcostruzioni Paola Maroni, “il mondo imprenditoriale, fornitori e cittadini, inclusi gli enti che amministrano gli immobili di edilizia residenziale pubblica. Così si ferma una macchina in corsa”.

    Il Movimento 5 Stelle, principale sostenitore del Superbonus, ieri ha coordinato un tavolo con diverse associazioni imprenditoriali, chiedendo la modifica del decreto per evitare di “rallentare o circoscrivere le potenzialità di una misura che ha avuto un effetto indiscutibile nel rivitalizzare l’edilizia e nel contribuire alla crescita record del Pil italiano nel 2021”.

    Anche Forza Italia ha chiesto un intervento, pur risconoscendo “l’esigenza sacrosanta di ripristinare la legalità” che tuttavia “non può e non deve trasformarsi in burocrazia inutile e sprechi di tempo, ma, soprattutto, in fallimenti e buchi nei bilanci delle aziende dovuti a norme perfino retroattive”. Il riferimento è anche alle norme contenute nel decreto antifrode dello scorso novembre, poi confluite nella legge di bilancio di quest’anno.

    Il Superbonus, introdotto dal secondo governo Conte, consente ai contribuenti di ottenere una detrazione pari al 110% del costo delle ristrutturazione per rendere gli edifici ecocompatibili, che va a ridurre l’ammontare delle imposte dovute allo Stato nell’arco di cinque anni. Alternativamente, l’impresa edile può riconoscere al cliente uno sconto direttamente in fattura, acquisendo il credito fiscale che può essere poi ceduto nuovamente.

    La misura, assieme ad altri bonus introdotti negli scorsi mesi, è stata accusata di aver incentivato abusi e truffe, senza prevedere controlli adeguati. L’Agenzia delle entrate ha dichiarato di aver scoperto truffe dal valore di centinaia di milioni di euro a causa degli incentivi.

    Secondo i sostenitori i bonus hanno invece favorito la crescita, con un contributo al PIl del 2021 che il Consiglio nazionale degli ingegneri ha stimato allo 0,7 percento. Secondo il ministero dell’Economia, le misure avranno un costo ingente nei prossimi anni. Il costo totale al 2036, quando gli incentivi saranno interamente utilizzati, è stimato in 33 miliardi di euro, quasi il 2 percento del Pil.

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