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    PNRR a rischio. E con lui il Paese intero.

    È l’allarme lanciato da tempo dagli imprenditori del settore edile che tuttavia non viene raccolto dal Governo. L’aumento incontrollato dei costi di materie prime è totalmente fuori controllo. Lunedì 4 aprile mobilitazione a Roma

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 31 Mar. 2022 alle 16:12 Aggiornato il 31 Mar. 2022 alle 16:13

    Articolo originale su Stradenuove.net

    L‘incremento esponenziale dei prezzi di carburante e materie prime sta mettendo in ginocchio il settore edile, e le istituzioni non stanno facendo nulla per evitarlo. È questo l’allarme che, ormai da un anno e mezzo, stanno lanciando gli imprenditori del settore dei lavori pubblici in Italia. Un grido di aiuto consapevole e sofferto che ha iniziato a diffondersi in Puglia e Basilicata per poi essere raccolto e rilanciato dall’intero comparto a livello nazionale.

    Acciaio, più 100%. Metano, più 400%. Carburanti, più 100%. Conglomerati bituminosi, più 35%: sono solo alcuni dei numeri che raccontano l’eccezionale aumento dei costi delle materie prime che stanno affliggendo i mercati in questi giorni, mandando in tilt interi settori produttivi. La guerra in Ucraina, sovrapposta alla “coda” della pandemia di Covid 19, sta creando le condizioni per un disastro economico senza precedenti, che potrebbe vanificare del tutto il Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e gettare il sistema-paese in una crisi di dimensioni inimmaginabili.

    Prezzi fuori controllo, rischi enormi per tutto il sistema economico nazionale

    Lo scivolamento da una situazione di grande difficoltà ad uno scenario ben più drammatico è stato repentino: questo ultimo mese di guerra e di conseguente instabilità ha peggiorato una situazione già molto difficile, rendendo sostanzialmente inutili gli interventi dello Stato che, se erano a malapena sufficienti per arginare le perdite dovute alla pandemia, ad oggi sono totalmente inutili. L’aumento incontrollato dei prezzi è stato, di fatto, gestito totalmente dalle aziende e dagli imprenditori, che non riescono però più ad ammortizzare le perdite.

    La conseguenza è che tante imprese sono al limite, e rischiano di fallire. Il pericolo però non è solo quello di una enorme crisi del settore dei lavori pubblici, con conseguente emergenza occupazionale: la prospettiva per il paese  è addirittura peggiore. Secondo gli operatori di settore, infatti, i contratti in corso di esecuzione potrebbero non essere in molti casi portati a termine; per i nuovi appalti esisterebbe addirittura il rischio concreto dell’impossibilità totale di avviare i cantieri. Di conseguenza, niente interventi di ammodernamento delle infrastrutture, compresi quelli previsti dal Pnrr.

    E’ questa la reale portata del rischio che sta correndo l’Italia: non riuscire a realizzare il Piano per il quale l’Europa sta dando all’Italia circa 200 miliardi di euro, con l’obiettivo di rilanciare l’economia ed i consumi dell’Italia. Un rischio enorme, che va affrontato da subito con provvedimenti adatti alla gravità del momento.

    Quali soluzioni?

    Ad indicare alcune modalità percorribili per cercare di gestire questa tempesta perfetta sono gli stessi imprenditori del settore dei lavori pubblici. Tre, principalmente, gli interventi richiesti: la revisione dei prezzi per i contratti in essere, adeguati mensilmente alle oscillazioni di mercato; la riduzione del numero di accordi previsti negli accordi quadro (riferiti quindi a più opere infrastrutturali); la realizzazione di un credito di imposta a favore delle imprese esecutrici. Se il Governo accogliesse queste richieste da parte delle imprese, sarebbe ancora possibile – ovviamente secondo il parere degli operatori di settore – gestire questa enorme crisi. Ma, al momento, la politica non sembra avere del tutto recepito l’urgenza del momento.

    Il governo non decide, convocata una assemblea per il 4 aprile

    Che l’esecutivo dimostri poca comprensione rispetto alla situazione e alle dinamiche in atto, è in effetti evidente. Proprio ieri, mercoledì 30 marzo, nel corso di un “question time” alla Camera dei Deputati, la parlamentare Erica Mazzetti (Forza Italia) ha rappresentato al Governo l’emergenzialità della situazione: la risposta ricevuta, purtroppo, non è stata rassicurante. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha risposto a nome dell’esecutivo, facendo riferimento ad una serie di provvedimenti legislativi approvato nel corso del 2021 per fare fronte all’emergenza Covid, con in più qualche lieve correttivo.

    «Signor Ministro, quanto da lei espresso è tutto vero: il problema è che non basta, assolutamente» ha risposto l’onorevole Mazzetti, rappresentando la realtà dei fatti. La guerra ha spostato troppo i parametri di mercato: gli interventi previsti per sostenere le imprese durante la pandemia non sono sufficienti. La situazione in questo momento è peggiore. Preso atto della difficoltà da parte de governo di comprendere appieno ed intervenire in maniera adeguata, aziende ed imprenditori si sono dati appuntamento per un momento di analisi collettiva: lunedì 4 aprile è stata infatti confermata una assemblea presso l’Hotel Parco dei Principi a Roma, durante la quale sarà ribadita la situazione di enorme difficoltà ed elaborata una richiesta il più precisa possibile al governo. L’inizio del confronto è alle 10.30.

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