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    Pensioni: Quota 41 è una speranza sempre più lontana

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 6 Mag. 2019 alle 08:40 Aggiornato il 6 Mag. 2019 alle 09:34

    Quando l’esecutivo di Giuseppe Conte ha introdotto con il decretone la riforma delle pensioni Quota 100 al fine di operare un superamento della Legge Fornero, in realtà l’obiettivo era un altro fin dall’inizio, e cioè “arrivare a Quota 41“, come dicevano lo scorso novembre sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini.

    Il problema, però, sono state le risorse a disposizione: l’esecutivo, infatti, per il momento ha dovuto “accontentarsi” di varare il nuovo meccanismo che permette ai lavoratori, pubblici e privati, di uscire dal lavoro con il requisito minimo di 62 anni di età e 38 di contributi versati.

    “Abbiamo 5 anni davanti ma non la bacchetta magica”, spiegava infatti il vicepremier leghista a capo del Viminale: Per Quota 41 i tempi sono per l’anno prossimo”. Ora però, questa prospettiva sembra essersi fatta più lontana e sono molti i lavoratori delusi che stavano sperando nella possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dal requisito anagrafico (ad oggi questa opzione è disponibile solo per i lavoratori precoci).

    Il problema è che non ci sono le risorse e che la Lega – che in particolare ha sempre parlato di voler andare affondo con questa riforma previdenziale – ha ora altre priorità: impossibile inserire nella finanziaria Quota 41 con i 23 miliardi da destinare alla sterilizzazione dell’Iva.

    E anche se l’Europa “non chiederà l’Iva”, come spera Matteo Salvini, il Carroccio ha annunciato di volersi concentrare sul taglio delle tasse. Che le pensioni non siano più la priorità dei partiti di governo è abbastanza evidente: se durante la campagna elettorale per le elezioni politiche dello scorso 4 marzo il superamento della Fornero era stato uno dei cavalli di battaglia soprattutto del Carroccio, ad oggi si sente parlare poco anche di Quota 100.

    Secondo i calcoli de Il Sole 24 Ore, d’altronde, Quota 41 costerebbe 12 miliardi in più di quanto si spende oggi per le pensioni e tale spesa non è sostenibile per i conti pubblici.

    Una volta terminato il periodo di sperimentazione di Quota 100, quindi nel 2021, forse sarà possibile riparlarne, anche se i numeri contenuti nel Def – come riportato da Il Corriere della Sera – parlano chiaro: le coperture per Quota 100 e il reddito di cittadinanza porteranno “maggiori spese complessive per circa 133 miliardi“.

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