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    Opzione Donna, un anno di contributi per ogni figlio: la proposta Cgil

    Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Credit: Andrea Ronchini/Pacific Press
    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 23 Set. 2019 alle 18:35

    Opzione Donna, un anno di contributi per ogni figlio: la proposta Cgil

    La Cgil propone una modifica di Opzione Donna in base alle quale possa essere riconosciuto un anno di contributi per ciascun figlio avuto. La proposta è stata lanciata dal segretario generale del sindacato, Maurizio Landini, durante la Giornate del Lavoro organizzate dalla Cgil a Lecce nel fine settimana del 21 e 22 settembre.

    “Bisogna riconoscere un anno di contributi per ogni figlio”, ha detto Landini, secondo cui il programma di pensionamento anticipato Opzione Donna “è abbastanza penalizzante”. “C’è un problema per le donne”, ha osservato il segretario della Cgil.

    La proposta di modificare Opzione Donna è stata avanzata dal leader sindacale durante un dibattito faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio non ha commentato l’ipotesi: Conte si è limitato a dire che il governo intende “riproporre Opzione Donna” nella Legge di Bilancio 2020.

    “Oggi il problema vero sono i giovani, dobbiamo pensare a loro, rischiano seriamente di non riuscire”, ha sottolineato Conte. Secondo il premier occorre “integrare il fondo previdenziale integrativo” e “lavorare a una perequazione pensionistica curando chi è in posizione svantaggiosa”. Landini, da parte sua, auspica l’introduzione di “una pensione di garanzia per i giovani”.

    Entro venerdì 27 settembre il Governo dovrà presentare la Nota di aggiornamento al Def: nella Legge di Bilancio 2020 dovrebbe essere confermata anche Quota 100. “È una misura temporanea, introdotta per sanare una ferita, un vulnus. Sarà mantenuta, ma non è la panacea dei problemi del sistema pensionistico”, ha dichiarato Conte.

    Finora Quota 100 ha registrato molte più adesioni tra gli uomini rispetto a quanto avvenuto tra le donne. Scorrendo i dati del 2019 aggiornati a settembre, si scopre che su circa 176mila domande accolte, 130mila sono arrivate da uomini e solo 40mila da donne. Questa discrasia, secondo alcune indiscrezione, potrebbe portare a una revisione dei requisiti di accesso alla misura (ne abbiamo parlato qui).

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