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    Sblocco dei licenziamenti: chiude la Gkn di Campi Bisenzio, altri 422 lavoratori lasciati a casa con una e-mail

    La Gkn chiude il proprio stabilimento di Campi Bisenzio (a Firenze) e apre la procedura di licenziamento collettivo per tutti i propri 422 dipendenti, 09 luglio 2021. Credit: ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 9 Lug. 2021 alle 18:08 Aggiornato il 9 Lug. 2021 alle 19:46

    La Gkn Driveline, un’azienda che produce componenti meccanici per motori del settore automobilistico e aerospaziale, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 422 lavoratori a tempo indeterminato dello stabilimento ex Fiat di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, avvisando i dipendenti con un’e-mail.

    La notizia ha scatenato subito la reazione dei sindacati che hanno ricordato il patto firmato tra Governo e parti sociali dopo la decisione dell’esecutivo guidato da Mario Draghi di eliminare il blocco dei licenziamenti che, a dir la verità, si era risolto in un documento congiunto in cui ci si limitava a “un impegno a raccomandare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro”.

    Proprio oggi poi il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha celebrato “l’Italia in boom economico” intervenendo al 50esimo Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria, dove il presidente Carlo Bonomi ha chiesto “un grande patto per l’Italia: tutta la società e le forze civili italiane mettano da parte le diversità identitarie e le contrapposizioni di decenni” in modo “da lavorare insieme” e mettere al centro l’interesse nazionale. Tutto questo mentre continuano i licenziamenti.

    Acquisita nel 2018 dal fondo britannico Melrose, la multinazionale, che opera in più di 30 Paesi del mondo sparsi per tutti e cinque i continenti, ha giustificato la chiusura dell’impianto con la crisi del mercato automobilistico, il calo della competitività e la necessità di ridurre i costi di produzione.

    Dai sindacati si parla invece di “un comportamento vigliacco, senza rispetto per le persone e per il territorio”. “Ai 422 dipendenti il licenziamento e la chiusura del sito è stato comunicato tramite PEC, senza nessun preavviso, nemmeno a Confindustria”, denunciano il segretario regionale Fim-Cisl, Alessandro Beccastrini, e la segretaria fiorentina, Flavia Capilli. “Una modalità banditesca della gestione dei rapporti che condanniamo senza appello: proprio questa mattina, l’azienda aveva messo tutti i lavoratori in Par (permesso annuo retribuito) collettivo per le ferie estive e in fabbrica non c’era nessuno”.

    Di “doccia fredda terribile” parla invece la Fiom-Cgil. “Una scelta criminale di una multinazionale che conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che i datori di lavoro vogliono che il costo di questa crisi ricada sulle persone che per vivere devono lavorare”, si legge in una nota congiunta Michele De Palma, segretario nazionale e responsabile automotive Fiom-Cgil e Daniele Calosi, segretario generale Fiom-Cgil a Firenze e Prato. “Un comportamento intollerabile, anche alla luce dell’avviso comune firmato dalle parti sociali e dal Governo lo scorso 29 giugno e dei meccanismi di gestione delle crisi previsti dalla legge e dal contratto nazionale”.

    Intanto è partita subito la mobilitazione in fabbrica. “Appena abbiamo appreso la notizia, lavoratori e sindacato si sono recati in fabbrica e sono entrati nel sito, nonostante la presenza della security che però non ha bloccato gli accessi”, ha dichiarato la Fim-Cisl, annunciando una “assemblea permanente” per “evitare che vengano a portare via i macchinari”.

    “Come Fiom-Cgil chiariamo subito che non firmeremo alcun licenziamento”, hanno annunciato De Palma Calosi. “Chiediamo all’azienda il ritiro immediato della procedura di licenziamento e l’attivazione degli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente e alle Istituzioni politiche la convocazione del tavolo al Ministero dello Sviluppo, coinvolgendo la Regione Toscana e gli enti locali”.

    Il sindacato poi ha messo in dubbio le reali intenzioni dell’azienda. “Da informazioni che abbiamo raccolto, pare che l’azienda voglia delocalizzare la produzione di Firenze”, hanno denunciato Beccastrini e Capilli di Fim-Cisl. “Una cosa che non ha nessuna logica, visto che non poco tempo fa sono stati effettuati importanti investimenti in macchinari e automatizzazione del sito fiorentino”.

    Con la chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio, alla Gkn Driveline resta soltanto un altro impianto in Italia, situato a Brunico, nella provincia autonoma di Bolzano.

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