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    La Corte dei conti boccia reddito di cittadinanza e pensioni Quota 100: “Preoccupazione, guardare ai giovani”

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 30 Mag. 2019 alle 08:09

    Reddito di cittadinanza bocciato | Corte dei Conti | Pensioni | Quota 100 | Rapporto 2019 | News

    Reddito di cittadinanza bocciato. Pensioni e Quota 100 da rivedere perché non garantiscono stabilità normativa, soprattutto per le giovani generazioni. È questo il succo del Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica, pubblicato dalla Corte dei conti.

    Nel loro studio annuale, i magistrati contabili hanno sottolineato come la priorità del governo italiano debba essere quella di ridurre il debito, dal momento che un’insolvenza sotto questo punto di vista metterebbe a serio repentaglio le prospettive di crescita di tutto il Paese.

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    Anche perché i problemi finanziari dell’Italia, uniti all’incertezza politica e ai continui rialzi dello spread, preoccupano tutta l’Eurozona. Così, la Corte dei conti nel suo Rapporto 2019 ha parlato anche delle due misure cardine della maggioranza Lega-M5s.

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    Sul reddito di cittadinanza, è stato puntato il dito contro le modalità di reperimento dei fondi utili per erogare il sussidio, cioè il finanziamento in deficit: una scelta che “è motivo di preoccupazione per gli equilibri di bilancio di medio termine, date le condizioni di elevato debito pubblico”.

    “Un eventuale minor esborso rispetto alle stime originarie – hanno continuato i magistrati contabili – andrebbe utilizzato, almeno sotto lo stretto profilo della sostenibilità dei conti pubblici, per ridurre il disavanzo e rientrare dal debito”.

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    La Corte dei conti boccia il reddito di cittadinanza, dunque. E sottolinea tutta la preoccupazione per una misura che rischia di scoraggiare gli italiani a cercare un nuovo, regolare lavoro.

    “Nonostante l’attenzione posta nel disegnare l’impianto del reddito di cittadinanza e la previsione di un sistema di vincoli e sanzioni potenzialmente efficace nel contrastare gli abusi, resta la preoccupazione che in un contesto, come quello italiano, in cui è elevata la quota di economia sommersa e sono bassi i livelli salariali effettivi, il reddito possa scoraggiare e spiazzare l’offerta di lavoro legale”.

    Reddito di cittadinanza bocciato | Pensioni, “guardare ai giovani”

    La Corte dei conti, come già anticipato, si è soffermata poi anche sul tema delle pensioni. E a questo proposito è arrivato un nuovo monito al governo: “Sarebbe importante – si legge nel Rapporto 2019 – definire un quadro di certezza e stabilità normativa. Un quadro che dovrebbe essere in grado di offrire una sostenibile normalità alle nuove generazioni, ai lavoratori più anziani, alle imprese, agli investitori internazionali interessati ad avviare attività economiche nel nostro Paese per i cui piani industriali rileva la prospettiva degli oneri sociali”.

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    I magistrati contabili sono dunque scettici sulle misure, che “dovrebbero essere ispirate ad un corretto bilanciamento delle esigenze delle generazioni presenti e di quelle future”.

    “Si muovono invece nella logica del non ordinario non soltanto Quota 100, ma anche misure come la modifica del meccanismo di perequazione ai prezzi, il contributo, per l’appunto straordinario, sui trattamenti di importo elevato, i tempi per la corresponsione del TFR/TFS nel pubblico impiego, il divieto di cumulo con altri redditi da lavoro, e così via”.

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    Un vantaggio dell’introduzione di Quota 100, però, è quello di aver posto l’attenzione sull’esigenza di “un maggior grado di flessibilità del requisito anagrafico di pensionamento”.

    E a questo proposito è stata indicata anche una via: una soluzione “strutturale e permanente, più neutra dal punto di vista dell’equità tra coorti di pensionati e tale da preservare gli equilibri e la sostenibilità di lungo termine del sistema. Qualunque scelta pone un problema di cassa non indifferente, ma una correzione attuariale della componente retributiva dell’assegno, in caso di pensioni miste, non comporterebbe la creazione di debito pensionistico implicito”.

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