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    Inflazione al 3%, mai così alta dal 2012. L’allarme di Confesercenti: “Italiani più poveri, persi 40 miliardi di consumi”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 16 Nov. 2021 alle 12:45

    Inflazione al 3%, record dal 2012: “Italiani più poveri”

    Per il quarto mese consecutivo aumenta l’inflazione: secondo i nuovi dati Istat, infatti, il dato sulla crescita dell’indice dei prezzi al consumo è salito al 3%, una crescita che non si registrava dal 2012 quando fu pari al 3,2%. E intanto la Confesercenti lancia l’allarme sulla crescita dei prezzi affermando che gli italiani sono sempre più poveri.

    Secondo l’Istat a influire sulla crescita dell’inflazione sono “i Beni energetici” che “continuano a essere protagonisti, contribuendo per più di due punti percentuali all’inflazione e spiegando buona parte dell’accelerazione rispetto a settembre”.

    I prezzi dei beni energetici, infatti, sono passati dal +20,2% di settembre a +24,9%: quelli della componente regolamentata da +34,3% a +42,3% mentre i prezzi di quella non regolamentata da +13,3% a +15,0%.

    Aumentano, anche se in maniera minore, anche i prezzi dei servizi relativi ai trasporti che dal 2% salgono al 2,4%.

    Secondo Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, la “maggiore inflazione potrebbe sottrarre, in 2 anni, 9,5 miliardi di euro di consumi: circa 4 miliardi quest’anno e 5,5 miliardi del 2022”.

    “La pandemia ha impoverito gli italiani” ha aggiunto De Luise sottolineando che: “A fine 2021 il reddito medio delle famiglie sarà ancora 512 euro inferiore ai livelli pre-crisi”. Questo ha comportato una perdita dei consumi stimata “fra 35 e 40 miliardi annui”.

    A incidere è soprattutto “la crisi del lavoro”. “Dall’inizio dell’anno, sono stati recuperati solo 340.000 posti di lavoro dei 720.000 persi nel 2020: meno della metà. Per i lavoratori indipendenti, poi, è stata una vera e propria strage: sono 356.000 in meno rispetto al pre-Covid“.

    “E c’è un paradosso – aggiunge la presidente di Confesercenti – nel turismo e nei servizi non si trovano professionalità disponibili. Una domanda di 100.000 lavoratori da parte delle imprese non trova risposte”.

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