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    Tutti per uno e ognuno per sé: anche sulle bollette l’Europa va in ordine sparso

    Nel Vecchio Continente abbiamo speso in aiuti più di metà dell’intero Recovery europeo. L’Italia ha stanziato 59,2 miliardi di euro contro i 71,6 di Parigi e i 100,2 (finora) di Berlino. Ma non è questione di quanto si spende, ma come. Se i rincari colpiscono tutta l’Ue, alcuni Stati hanno infatti agito meglio e prima degli altri

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 6 Ott. 2022 alle 18:40 Aggiornato il 6 Ott. 2022 alle 18:47

    Ci è già costato una cifra superiore alla metà dellintero Recovery Fund europeo ma ancora non abbiamo risolto il problema. Nellultimo anno, tra i Paesi dellUe e il Regno Unito, i governi nazionali hanno speso quasi 450 miliardi di euro per fronteggiare i rincari energetici, eppure le bollette continuano ad aumentare. Per superare la crisi serve allora – parola di Ursula von der Leyen – un balzo nel futuro. Per i commissari europei, Thierry Breton e Paolo Gentiloni, questo salto deve tradursi in maggiore solidarietà. Ultimamente però non c’è tema che più divida i Paesi europei come la risposta al caro energia. Non si tratta solo di imporre un tetto ai prezzi, su cui da mesi non si riesce a trovare una quadra. Alcuni, come Italia e Spagna, chiedono acquisti comuni di gas sul mercato internazionale, altri come Ungheria e Repubblica Ceca pretendono di rivedere il meccanismo comunitario di scambio delle quote di emissione che mira a ridurre le esalazioni di gas serra, mentre c’è chi, come la Francia, vuole esplicitamente riformare le tariffe del mercato energetico. Intanto i cittadini si vedono raddoppiare i conti da pagare e ognuno va per la sua strada. Dal settembre 2021 soltanto lItalia, secondo il think tank Bruegel, ha speso 59,2 miliardi di euro, pari al 3,3% del Pil, in aiuti a famiglie e imprese, mentre la Germania ha stanziato (finora) 100,2 miliardi e la Francia 71,6. Ma non si tratta di quanto si spende, ma come.

    Il tetto olandese

    Jasmijn e David vivevano in affitto a Veldhoven, vicino Eindhoven, ma a settembre, dopo soli sei mesi di convivenza, hanno dovuto lasciare la propria casa a seguito del vertiginoso aumento delle bollette. Da marzo, il costo delle utenze è passato da 250 a 850 euro al mese, così entrambi sono tornati a vivere con i genitori. Peter invece possiede un hotel a Breda e a settembre si è visto raddoppiare la bolletta. Limprenditore non dà cifre ma teme che, se il prossimo inverno dovesse rivelarsi particolarmente freddo, limporto mensile potrebbe addirittura triplicare. E non è lunico: a Schoonrewoerd, vicino Utrecht, Ad e Tineke rischiano di chiudere il supermercato aperto 75 anni fa dal padre di Ad, dopo che lultima bolletta energetica è aumentata di 3.000 euro in un mese. A Poeldijk, non lontano da LAja, Marco, che gestisce un bar, dovrà pagare a ottobre 50.121,47 euro solo di elettricità, più di quattordici volte limporto di settembre. Nella cittadina di Harlingen, in Frisia, la parrocchia di San Giacomo vedrà salire le spese per il riscaldamento da 37mila a 140mila euro allanno, se i prezzi rimarranno invariati. Per questo, il governo è intervenuto: a partire dal 2023, i Paesi Bassi applicheranno un tetto ai prezzi dellenergia ma chi consumerà più gas ed elettricità rispetto al massimale stabilito pagherà la tariffa più elevata. Lidea è aiutare consumatori e imprese, disincentivando gli sprechi. Così, dal 1 gennaio, gli olandesi pagheranno un prezzo massimo di 1,45 euro al metro cubo per i primi 1.200 m³ di gas consumati e di 40 centesimi al chilowattora per i primi 2.900 kWh di corrente utilizzati. I repentini rincari hanno però costretto il premier Mark Rutte ad anticipare gli interventi: già a novembre e dicembre le famiglie riceveranno uno sconto fisso sulla bolletta di 190 euro al mese, un piano che costerà allo Stato quasi 23,5 miliardi di euro. Inoltre, saranno stipulati accordi temporanei con le Pmi ad alta intensità energetica, con sussidi erogati a partire dal 1 novembre, una misura che di fatto imporrà un price cap sul gas a 100mila imprese e un tetto al prezzo dellelettricità per 250mila aziende. Ma non è solo LAja a essere intervenuta, anche perché la situazione è grave ovunque.

    Il freno tedesco

    A Eutingen, a 50 chilometri da Stoccarda, Tobias aveva riaperto la sua panetteria soltanto un anno fa, investendo i suoi risparmi nel rinnovo del locale e degli impianti dopo la pandemia. A fine agosto, il suo gestore gli ha inviato uninformativa sulladeguamento dei prezzi della fornitura di gas che lo informava come, a partire da ottobre, la bolletta sarebbe passata da 721 a 2.588 euro al mese. A Schliersee, in Baviera, Helmut lavora invece come musicista e ha due figli ma ha dovuto rinunciare al riscaldamento e allacqua calda per i costi aumentati di 4,5 volte in un anno. A Xanten, 45 chilometri a nord di Duisburg, unaltra famiglia ha saputo dal suo distributore che a novembre la bolletta del gas arriverà a 1.445 euro al mese, un aumento di dieci volte rispetto ai 145 euro di gennaio. Intanto lospedale di Itzehoe, a nord di Amburgo, non sa come coprire i 3 milioni di euro di aumento dei costi dellenergia previsti questanno. Non sorprende allora la decisione di Berlino di stanziare 200 miliardi di euro di aiuti per porre un freno ai prezzi, una mossa che ha attirato molte critiche in tutto il continente. Le risorse provengono dal Fondo di stabilizzazione economica, istituito durante la pandemia, e andranno ad aggiungersi ai 100 miliardi di aiuti già stanziati tra marzo e settembre. Lo Stato erogherà sussidi fino a una determinata soglia di consumo, oltre cui sarà applicato il prezzo di mercato. Inoltre, ridurrà l’imposta sulle vendite di gas al 7% fino alla primavera 2024. Il pacchetto prevede anche aiuti per le società importatrici come Uniper, Sefe e Vng, che devono far fronte agli elevati costi di approvvigionamento, e misure di sostegno per le imprese in difficoltà a causa della guerra. Non tutti gli Stati dellUe possiedono le disponibilità di Berlino ma non per questo rinunciano a intervenire, soprattutto a favore delle famiglie. E c’è chi si è mosso prima degli altri.

    Lo scudo francese

    A fine settembre, la premier francese Elisabeth Borne ha annunciato lestensione dello “scudo tariffario”, istituito già nellottobre dellanno scorso, a tutto il 2023. Lobiettivo è limitare al 15% lulteriore aumento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica, rispettivamente a partire da gennaio e febbraio, dopo gli incrementi bloccati al +12,6% dal 1 ottobre 2021. Tale misura, che costa a Parigi quasi 20 miliardi di euro, si tradurrà in un aumento medio di non più di 25 euro al mese per il gas e di 20 euro al mese per lelettricità. Inoltre, saranno emessi speciali voucher da 100 euro per aiutare 12 milioni di famiglie povere a pagare le bollette e sarà istituito uno specifico sussidio per chi possiede abitazioni riscaldate a gasolio o a legna. Il pacchetto dovrebbe far risparmiare alle famiglie 380 euro al mese. Eppure ancora non basta. A Dieppe, in Normandia, circola da giorni una petizione indirizzata al presidente Emmanuel Macron, che sottolinea come limitare al 15% laumento dei prezzi di gas e luce per le famiglie non sia sufficiente, dopo laumento del 50% degli ultimi anni. Inoltre lonere ricade tutto sugli enti locali, che hanno visto aumentare le spese anche del 300%, mettendo a rischio i servizi pubblici. Un esempio? LUniversità di Caen, dove in ogni edificio il riscaldamento è stato abbassato a 19 gradi già da un anno. Nel 2021, lUniversità ha pagato 4 milioni di euro per le utenze energetiche, una cifra raddoppiata questanno e che nel 2023 potrebbe arrivare a 14 milioni, segnando un aumento del 350% dei costi di riscaldamento ed elettricità nel campus, che conta 33mila studenti e 2.700 dipendenti. E così c’è chi corre ai ripari da solo: lUniversità di Strasburgo, ad esempio, prolungherà le vacanze di Natale per chiudere prima, riaprire più tardi e quindi risparmiare. Una sorta di auto-razionamento dove si è già intervenuto prima e con più risorse che in Italia. Speriamo solo che resti lultima opzione da percorrere.

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