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    Tim, Grillo interviene nella battaglia per il controllo: “Scorporare la rete è una condanna a morte”

    Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 6 Dic. 2021 alle 15:50 Aggiornato il 6 Dic. 2021 alle 20:18

    Tim, Grillo interviene nella battaglia per il controllo: “Scorporare la rete è una condanna a morte”

    Beppe Grillo è intervenuto sulla battaglia per il controllo di Tim, al centro della contesa tra la francese Vivendi e il fondo statunitense Kkr, definendo una “condanna a morte” l’ipotesi di separare la rete Telecom dal resto del gruppo.

    In un post sul suo blog, il fondatore del Movimento 5 Stelle ha anche ha invocato un ruolo di primo piano per Cassa depositi e prestiti, attualmente secondo azionista di Tim.

    L’istituto che gestisce il risparmio postale italiano, secondo Grillo, “può dare finalmente la stabilità all’azionariato di Telecom che manca da oltre 20 anni e che la sottopone ciclicamente a processi di crisi oramai quasi irreversibili”.

    “L’avvicendamento di diverse proprietà nel tempo, dall’Opa del 1999 in poi, tutte caratterizzate da scarsa propensione a capitalizzare la società”, ha affermato Grillo, “hanno messo la Telecom nella incapacità di sostenere gli investimenti necessari a competere su scala internazionale e ad attraversare congiunture difficili come quella determinata dalla eccessiva discesa dei prezzi della telefonia (con velocità doppia rispetto all’Europa)”.

    L’ultimo scontro per il controllo di Tim è scoppiato nelle ultime settimane, con l’offerta non vincolante presentata il 19 novembre scorso dal fondo statunitense Kkr, che ha attribuito al gruppo un valore complessivo di 33 miliardi di euro. Un’offerta rispedita al mittente dalla francese Vivendi, primo azionista con il 24 percento, che l’ha giudicata “totalmente insufficiente”.

    Per l’operatore di telefonia al centro della contesa, il futuro è sempre più incerto dopo aver perso negli ultimi cinque anni la metà della propria capitalizzazione di mercato. Una situazione che non ha visto miglioramenti sotto Luigi Gubitosi, il quarto amministratore delegato negli ultimi sei anni, che ha lasciato il suo incarico il 26 novembre al termine di una disputa protratta con Vivendi. Il gruppo guidato dal miliardario francese Vincent Bolloré sta continuando a valutare strategie per respingere l’offerta di Kkr ed è stato citato negli scorsi giorni come potenziale partner proprio di Cdp in un’alleanza per contrastare il fondo statunitense.

    L’offerta per Tim ha già spinto sindacati e esponenti politici  come Matteo Salvini, e adesso Beppe Grillo, a chiedere di evitare uno “spezzatino”, in cui il controllo della rete telefonica sia scorporato da quello dei servizi telefonici. Un’ipotesi che invece Kkr vorrebbe perseguire, secondo quanto riporta Reuters, riservando a Cdp un ruolo nella supervisione della rete.

    “L’instabilità dell’azionariato di Telecom Italia ne pregiudica qualsiasi sviluppo di lungo termine e la espone a disegni finanziari strampalati, come lo scorporo della rete, che la condanna a morte”, ha sostenuto oggi Grillo, dicendosi contrario a separare la rete Telecom dal resto del gruppo per favorire una fusione con la concorrente Open Fiber, a sua volta partecipata da Cdp. L’operazione sarebbe “irrealizzabile” anche perché “è troppo tardi: le due reti sono già in ampia misura realizzate e quasi totalmente sovrapposte, quindi i risparmi da fare modesti”. Secondo Grillo invece, Cdp dovrebbe uscire dall’azionariato di Open Fiber, rafforzando il proprio ruolo istituzionale in Telecom Italia, con la creazione di due reti in fibra in concorrenza tra loro, “Open Fiber da una parte e Telecom dall’altra, in grado entrambe di attrarre investitori istituzionali interessati ad investire su asset di lungo termine”.

    L’incertezza sul futuro di Tim nelle ultime ore è tornata a farsi sentire sui mercati, dove oggi il titolo ha perso l’1,38 percento, tornando quasi ai livelli successivi all’annuncio dell’offerta di Kkr.

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