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Secer Esto: a Roma la dittatura di Ceausescu nella pittura gestuale di Mircea Ciutu

La mostra è visitabile dal 6 al 20 Aprile, dal martedì alla domenica dalle 18.00 alle 22.00, presso l’Atelier Montez in via di Pietralata a Roma 

Di Clarissa Valia
Pubblicato il 12 Mar. 2018 alle 21:32

In collaborazione con l’Atelier Montez e con il patrocinio dell’assessorato al Quarto Municipio di Roma a la collaborazione dell’Accademia di Romania, IoDeposito Ong presenta venerdì 6 Aprile Sacer Esto, mostra dell’opera Reeducation di Mircea Ciutu, presso l’Atelier Montez in via di Pietralata. L’esposizione, patrocinata dall’UNESCO, verrà presentata attraverso un talk speciale con l’artista e sarà fruibile gratuitamente.

L’evento di IoDeposito Ong rientra nell’ambito della quarta edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni. B#SIDE WAR nasce con l’intento di indagare i lasciti e i retaggi dei conflitti del ‘900 sulle nuove generazioni.

Con la formula solenne “Sacer esto”, contenuta nelle XII Tavole – prima fonte scritta del diritto romano – veniva comminata, nella Roma Arcaica, la gravissima sanzione della sacertà. Ne veniva colpito colui che si rendeva responsabile di aver turbato la cd. pax deorum, ossia l’armonia che sempre doveva connotare i rapporti fra gli uomini e fra essi e gli dei. Le azioni che ne comportavano l’irrogazione erano, in genere, quelle percepite come maggiormente offensive per l’ordine prestabilito. Tuttavia, sin da epoca molto risalente, esisteva anche una sacertà di fatto che connotava lo straniero o comunque il diverso. L’homo sacer, ritenuto impuro, non era titolare di alcun diritto nonché indegno di qualsiasi dovere, era uccidibile ma non sacrificabile; chiunque uccidendolo rimaneva impunito e l’homo sacer non poteva essere giudicato dai tribunali né immolato in sacrificio, stante appunto l’impurità che accompagnava tale status.

La condizione di sacertà, per le sue peculiarità, ha impegnato, a lungo, anche il pensiero filosofico che si è spesso interrogato sui limiti e sulle trappole che legano il diritto alla vita e, sulla scorta dei saggi di M. Foucault e W. Benjamin, il filosofo contemporaneo Giorgio Agamben le ha intitolato una sua recente opera (Homo sacer, Bompiani, 2005). L’homo sacer, titolare di sola nuda vita ed escluso dalla vita politica – contrapposizione fin da Aristotele fra zoè e bios – configura, secondo Agamben, il paradigma biopolitico originario attraverso il quale la vita umana è stata catturata dal diritto sotto forma di eccezione e il diritto, o per meglio dire chi il diritto pone, mostra tutta la sua straordinaria potenza nella possibilità di decretare l’eccezione sulla vita umana. Proprio per questo, afferma ancora il filosofo, questa condizione appartiene non solo alla Roma Arcaica, bensì a tutti i tempi, ed esempi nella storia contemporanea, ne sarebbero i campi di sterminio nazisti.

L’opera Reeducation di Mircea Ciutu evoca, con immediatezza, questi pensieri; l’artista, in una tela di dimensioni possenti, le cui paste alte concorrono a dare spessore e autenticità al sentire dei giovani smarriti e straniati che vi sono rappresentati, mostra i campi di rieducazione in cui, durante la sovietizzazione della Romani e il regime di Ceausescu, venivano rinchiusi i dissidenti e i non allineati.

L’artista, nato nel 1989 a ridosso della fine della dittatura, porta in sé una prospettiva molto ravvicinata degli eventi tragici e dei dolori subiti dalla propria terra e dal proprio popolo. E’ una visione la sua non elaborata dal tempo, non ancora inserita nella storia e proprio per questo particolarmente vivida e di subitanea percezione. La condizione degli occupanti i campi di rieducazione, come i campi di sterminio e comunque i campi di prigionia di ogni guerra e ogni tirannide, è del tutto sovrapponibile a quella dell’homo sacer: Uomini, non persone, in un limbo che precede la morte ma che non è più vita; sottoposti all’arbitrio di chi detiene il potere e stabilisce che la loro esistenza non è meritevole di alcuna tutela (l’eccezione appunto).

L’opera di Ciutu verrà esposta da sola, come una pala d’altare in un tempio laico che accoglie e raccoglie chi ha fede in qualunque dio, chi non ne ha e chi ha fede solo nell’uomo.

A coronare l’esperienza del visitatore sarà l’allestimento intimo e raccolto della serie dei bozzetti d’artista posizionati in uno spazio predisposto come fosse un abside dietro la grande tela. L’accesso ‘segreto’ consentirà al pubblico la rivelazione del lavoro preliminare che ha condotto Ciutu alla realizzazione dell’opera monumentale.

L’ambivalenza del termine sacer, fra consacrato e maledetto, fra puro e impuro, viene così anche visivamente rappresentata e rafforzata mediante l’allestimento in un interno cultuale ospitato in un’architettura industriale rigenerata (L’Atelier Montez), sita in una ex periferia, distante ma comunque contenuta nella Roma della fede.

Dalle parole dell’artista Mircea Ciutu “i personaggi raffigurati nella mia tela sono le giovani vittime della guerra. Quando il caos inizia, il campo di battaglia non è solo al di fuori, è ovunque e il suo impatto sarà avvertito da tutti. Sfortunatamente la guerra è una rieducazione collettiva e senza fine, di tutti i valori della vita”.

Info e prenotazioni: giulia.dipaola@iodeposito.org,  federica.ceci@iodeposito.org – 324/6636739 333/4682302

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