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Camilleri è morto, Luca Zingaretti gli dedica un commovente messaggio

Un lungo messaggio pubblicato su Instagram, quello di Luca Zingaretti, per salutare il suo "Maestro" e padre spirituale Andrea Camilleri, morto mercoledì 17 luglio all'età di 93 anni

Di Maria Elena Gottarelli
Pubblicato il 17 Lug. 2019 alle 11:02 Aggiornato il 17 Lug. 2019 alle 12:10

Nella mattinata di oggi, mercoledì 17 luglio 2019, è morto all’età di 93 anni il celebre scrittore siciliano Andrea Camilleri, che era stato ricoverato lo scorso mese presso l’ospedale Santo Spirito di Roma. Immediato il messaggio sui social di Luca Zingaretti, l’interprete del Commissario Montalbano nell’omonima ventennale serie ideata dallo scrittore:

In un lungo post su Instagram, Luca Zingaretti commenta così la morte del suo padre spirituale:

Instagram

“E alla fine mi hai spiazzato ancora una volta e ci hai lasciato. Nonostante le notizie sempre più tragiche, ho sperato fino all’ultimo che aprissi gli occhi e ci apostrofassi con una delle tue frasi, tutte da ascoltare, tutte da conservare. E invece è arrivato il momento di ricordare. Di cercare le parole per spiegare chi sarà per sempre per me Andrea Camilleri”.

Luca Zingaretti continua: “Un Maestro prima di tutto, un uomo fedele al suo pensiero sempre leale, sempre dalla parte della verità che ha raccontato tutti noi e il nostro paese. Mancherai. È inevitabile, è doveroso. Per la tua statura artistica, culturale, intellettuale e soprattutto umana. Le tue parole resteranno sempre con la stessa semplicità e con l’immensa generosità e saggezza con cui le hai condivise, da mente libera e superba quale sei. Ma soprattutto mancherai a me perché in tutti questi anni meravigliosi in cui ho incrociato la mia vita con quella del commissario, mi sei stato amico. Ho avuto la strana sensazione che bastasse un tuo tratto di penna a cambiare la mia vita”.

Il messaggio di Luca Zingaretti per Andrea Camilleri, morto mercoledì 17 luglio all’età di 93 anni, continua così:

“Ho vissuto accanto a te, nel tuo mondo, quello che avevi creato, quello che ti apparteneva perché uno scrittore non può che riportare se stesso nelle cose che scrive. E ho imparato tantissimo. Il rispetto per le persone, tutte, per se stessi, e per le persone deboli. Perché il tuo commissario è così che la pensa. A volerti bene no”.

E conclude: “Quello già sapevo farlo dai tempi dell’accademia, quando non ci trattavi da allievi, ma piuttosto da colleghi. Ho imparato che il valore delle persone non c’entra nulla con quello che guadagnano, con le posizioni che ricoprono, con i titoli che adornano il loro cognome: le persone si valutano per quello che sono. Adesso te ne vai e mi lasci con un senso incolmabile di vuoto, ma so che ogni volta che dirò, anche da solo, nella mia testa, “Montalbano sono!” dovunque te ne sia andato sorriderai sornione, magari fumandoti una sigaretta e facendomi l’occhiolino in segno di intesa, come l’ultima volta che ci siamo visti a Siracusa. Addio maestro e amico, la terra ti sia lieve!”.

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