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    Il virologo Tarro: “Il Coronavirus non è Ebola, il vaccino non serve”

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 15 Apr. 2020 alle 18:48

    Inutile attendere un vaccino contro il Coronavirus se questo “ha come sembra una variante cinese e una padana” e sarà dunque “complicato averne uno che funziona in entrambi i casi esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto”. Lo afferma Giulio Tarro, virologo di fama internazionale, in un’intervista a Business Insider, nella quale parla dell’emergenza Coronavirus e sostiene che si sia creato un eccessivo allarmismo in Italia per quanto riguarda l’epidemia da Covid-19. Tarro, il cui “maestro” fu Albert Sabin, il quale scoprì il vaccino per la poliomelite, si è spesso scontrato con il collega Roberto Burioni e sostiene che il Coronavirus, pur essendo nuovo e “particolare”, “fortunatamente non ha la stessa mortalità della Sars e neppure della Mers che uccideva un malato su tre”. “Oggi non lottiamo contro l’Ebola – afferma il virologo – ma il nostro nemico è una malattia che non è letale per quasi il 96% degli infetti”.

    Tarro, che racconta di aver isolato il vibrione del colera a Napoli, combattuto l’epidemia da Aids e sconfitto il virus respiratorio “sincinziale” che colpiva i bambini affetti da bronchiolite, dice di tenersi lontano dalle informazioni “che circolano su internet” e che, tornando al Coronavirus, “né per la prima Sars, né per la sindrome respiratoria del Medio Oriente sono stati preparati vaccini”, ma “si è fatto ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti”. Il virologo, quindi, sembra suggerire una terapia antivirale, mentre spera che “la scienza e il caldo possano essere alleati”. Secondo Giulio Tarro, comunque, la vera emergenza, quella sanitaria, con le strutture sanitarie della Lombardia che hanno dovuto gestire una crisi senza precedenti, è stata provocata anche e soprattutto dai tagli alla sanità effettuati negli ultimi anni. “In meno di un mese abbiamo avuto gli stessi malati di influenza di un’intera stagione. Un’ondata – osserva il virologo – a cui era impossibile far fronte a causa dei tagli alla sanità degli ultimi anni. Secondo l’Oms, tra il 1997 e il 2015 sono stati dimezzati i posti letto in terapia intensiva”.

    Le misure d’emergenza, comunque, secondo Tarro sono state attivate troppo tardi rispetto alla dichiarazione dello stato d’emergenza del 31 gennaio, dato che “bisognava dire a tutti subito di usare le mascherine e di mantenere le distanze”, mentre invece “è stato fatto un pasticcio dopo l’altro”. E, inoltre, secondo Tarro si è successivamente creato un allarmismo che per le persone è “fonte di stress”, il quale determina a sua volta “un calo delle difese immunologiche”. In conclusione, secondo il virologo il Coronavirus “Potrebbe sparire completamente come la prima Sars; ricomparire come la Mers, ma in maniera regionalizzata o diventare stagionale come l’aviaria”. Motivo per cui secondo Tarro “serve una cura più che un vaccino”.

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