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    Vicenza, minorenne paga pizzo per farsi difendere dai bulli: “Ha versato 100 mila euro”

    Foto di repertorio
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 11 Apr. 2022 alle 13:44
    Per proteggersi dai bulli che lo perseguitavano a scuola, un 17enne avrebbe deciso di pagare – di sua iniziativa – tre coetanei per essere scortato durante i suoi spostamenti, anche in auto. I tre ‘body guard’ anti-bulli, approfittando della fragilità del ragazzo, lo avrebbero costretto a versare somme ingenti, da 20mila fino a 100mila euro, è la cifra ipotizzata dai magistrati.
    Il ragazzo – scrive Il Corriere del Veneto – è uno studente vicentino. Scoperti gli ammanchi di denaro, i genitori hanno denunciato il fatto ai carabinieri. Il terzetto di ventenni è stato rinviato a giudizio dal gup per circonvenzione di incapace.

    A denunciare la vicenda sono stati i genitori della vittima,  che, scoperti gli ammanchi di denaro, hanno convinto il figlio a parlare e hanno denunciato il fatto ai carabinieri. È scattata così l’inchiesta che ha portato il giudice per le indagini preliminari a rinviare a giudizio i tre “body guards” senza scrupoli, accusati di circonvenzione di incapace nei confronti del 17enne che avrebbe anche qualche difficoltà a livello psicologico. A luglio si aprirà il processo a carico dei tre: un 22enne, un 24enne e un 28enne.

    La difesa dei tre indagati, che all’epoca dei fatti avevano 19, 21 e 25 anni  rigetta tutte le accuse. Per i legali si tratta di contestazioni “assolutamente infondate2. Da parte dei tre accusati c’è la convinzione di poter provare che quei soldi non sono mai arrivati nei loro conti, che il loro stato patrimoniale non è mai cambiato. Il processo inizierà a luglio. La versione difensiva del terzetto, sempre per voce dei legali, è che se anche qualche piccola somma è stata versata, ciò è stato dovuto alla volontà del minorenne. Insomma sarebbe stato lui a voler pagare, in special modo per i viaggi sicuri in auto. I quattro peraltro non si conoscevano prima dell’ “accordo ”. Il 17enne li aveva conosciuti in un locale. I giudici accusano i tre improvvisati “bodyguards” di aver approfittato “dello stato di fragilità psichica ed emotiva del minore”.

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