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    “Il mondo mi terrorizza”: la fidanzata di Salvini inseguita da un uomo a Roma

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 6 Apr. 2020 alle 11:58

    Francesca Verdini, figlia di Denis e fidanzata dell’ex ministro degli Interni Matteo Salvini, racconta su Instagram un brutto episodio subito, con un uomo che le urlava contro, carico di rabbia, in una città deserta causa Covid-19. “Questa versione del mondo vuota sta iniziando a terrorizzarmi”, esordisce Francesca nel racconto affidato a Instagram. “Sono scesa a fare la spesa, (c’è un sole bellissimo) e ho deciso, per vedere se la chiesa qui accanto ha lasciato rametti di ulivi benedetti, di prevedere una strada diversa, piccolina piccolina, stretta stretta, in discesa – racconta Francesca – Mentre la percorro, vedo un uomo che suona ripetutamente ad un campanello e guarda verso qualche finestra, proseguo. Quando siamo vicini, mentre ci incrociamo, mi accorgo che ha smesso di suonare e che si è girato a guardarmi. Non so perché ho avuto un secondo di paura. Abbasso gli occhi e proseguo. Mi grida qualcosa. Proseguo. Grida più forte con tono arrabbiato, ma non lo capisco. Però mi fermo; siamo solo io e lui. Prego? Urla ancora più forte e molto arrabbiato, ancora non capisco, ma intuisco che mi chiede soldi, perché mi sventola sguaiatamente un bicchiere e delle sue parole distinguo chiaramente ‘un euro’, ‘un euro”‘.

    “Ho solo la carta e comunque molta paura, – scusa, non ho niente e proseguo. Riparto accelerando, ma la strada è lunga e stretta. Lui prende a urlare furiosamente, come un matto, un urlo profondo stracolmo di rabbia. Fa sicuramente passi nella mia direzione. Ho abbastanza paura – ammette – per non capire per più di qualche secondo che cosa fare”.

    “Ho continuato ad accelerare il passo – racconta ancora la figlia di Denis Verdini – ma la voce era sempre troppo vicina. Non so quando, ho iniziato a correre. E finalmente la voce si è fatta mano a mano sempre più lontana. Per tutto il tragitto ho guardato terrazze, finestre, ho sperato di incrociare persone. Fino a casa, arrivata ho fatto le scale così velocemente che mi è sembrato di non averle neanche fatte. Ho chiuso la porta e sono corsa alla finestra, ho continuato a cercare persone affacciate”.

    “Non è successo niente, e forse non era neanche pericoloso, ma solo arrabbiato. Ma ho avuto paura, e all’improvviso ho realizzato perché è tanto importante vedere i nostri vicini che cantano e salutano; Perché abbiamo bisogno di speranza. In tutte le sue forme. Ma in qualsiasi forma la vediamo, la speranza è umana e si trova solo attraverso le persone. È sempre così ovvio, ma sempre cosi poco evidente; Nessuno si salva da solo. Neanche quel signore arrabbiato”, conclude Francesca.

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