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    Vaccini Covid, l’allarme: “Disabili esclusi da priorità del piano”

    L'Istituto Serafico di Assisi: "Le persone disabili e i loro caregivers sono state totalmente dimenticate"

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 27 Gen. 2021 alle 16:09 Aggiornato il 27 Gen. 2021 alle 16:10

    “Nel piano strategico nazionale anti Covid-19, elaborato dal Ministero della Salute, tra le categorie da vaccinare con priorità le persone disabili e i loro caregivers non ci sono. Sono state totalmente dimenticate, così come le residenze per disabili e addirittura le strutture residenziali sanitarie per disabili gravi”. A sottolinearlo è Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, che in una nota lancia un forte appello alla Regione Umbria e a tutte le Regioni italiane affinché adottino con urgenza interventi correttivi sul piano nazionale per i vaccini.

    Quella dei disabili è definita da Di Maolo “un’assenza allarmante“, soprattutto in un momento in cui la disponibilità dei vaccini è limitata. L’elemento, secondo la presidente dell’Istituto, “evidenzia tutta l’incapacità della politica di individuare le categorie fragili sulle quali si richiedono azioni urgenti. È necessario che le Regioni intervengano rapidamente per colmare questa grande lacuna, visto che difficilmente la politica nazionale nei prossimi giorni potrà dedicarsi ai problemi concreti delle persone più deboli”.

    L’Istituto Serafico, fondato nel 1871, è un modello di eccellenza italiana ed internazionale nella riabilitazione, nella ricerca e nell’innovazione medico scientifica per i ragazzi con disabilità plurime. “Prima dell’avvio della campagna vaccinale, è stato giustamente dato rilievo al personale sanitario, ai residenti e al personale delle Rsa e alle persone in età avanzata, ma ci si è dimenticati di ricordare le gravi difficoltà vissute nelle residenze sanitarie per disabili all’interno delle quali, da nord a sud del Paese, molte giovani vite si sono spezzate a causa del Covid”, prosegue Di Maolo. “È urgente quanto meno procedere anche alla vaccinazione di tutti gli operatori sanitari e sociosanitari delle strutture convenzionate con il SSN, e non solo di quelli appartenenti al servizio pubblico e delle residenze per anziani”.

    “La vaccinazione degli operatori sanitari,  prevista nella prima fascia di priorità, sarebbe già una garanzia per le persone con disabilità gravi ricoverate in regime residenziale. Deve essere inoltre considerato che, in alcune residenze sanitarie, come per esempio il Serafico, sono ricoverati bambini e ragazzi anche al di sotto dei 16 anni che non potranno essere vaccinati proprio per la loro giovane età, ma non per questo devono essere giudicati esenti da rischi a causa delle gravi patologie che ne hanno richiesto il ricovero in una residenza sanitaria. Anche per  tale ragione la vaccinazione del personale di assistenza deve avvenire rapidamente”, sottolinea la presidente.

    L’Istituto Serafico nella sua nota sottolinea che “per quanto la politica italiana fatichi a comprenderlo, le persone con disabilità rappresentano una delle categorie fragili più a rischio nello scenario epidemiologico attuale, non solo perché a causa della loro condizione clinica e fisica hanno maggiori probabilità di contrarre il virus e di subirne complicanze gravi, ma anche perché necessitano di una costante assistenza”.

    Una recente analisi condotta dall’Ufficio Nazionale di Statistica del Regno Unito, che ha approfondito la correlazione tra il tasso di mortalità associato al Covid-19 e alla disabilità, ha evidenziato che nel 59 per cento dei casi le persone decedute per Covid-19 in Inghilterra e in Galles erano disabili. In particolare, il 37 per cento di queste erano persone di genere maschile con un’età compresa tra i 9 e i 64 anni, mentre il 67 per cento erano donne di età superiore ai 65 anni. Anche fra i più piccoli il tasso di mortalità per Covid, standardizzato per età (≥ di 9 anni), è risultato significativamente maggiore tra i soggetti disabili, sia per quelli che presentavano limitazioni moderate e, in maniera ancor più significativa, per quelli che presentavano importanti limitazioni.

    “Al Serafico abbiamo sperimentato l’aggressività del Covid su bambini e ragazzi, per alcuni dei quali si è reso necessario il ricovero ospedaliero per le gravi complicanze polmonari successive all’infezione”, dichiara Di Maolo. “Nel mese di dicembre uno dei nostri ospiti – che aveva solo 30 anni – è stato ricoverato in un reparto di rianimazione proprio per queste complicanze e ha perso la vita. Per tutti noi è stato un dolore straziante e vogliamo scongiurare il pericolo che il Coronavirus possa mietere ancora altre vittime. Quando il virus è entrato nella nostra struttura, con enormi sforzi e sacrifici di tutti siamo riusciti a contenerlo in due residenze su sei, evitando la diffusione in tutto l’Istituto, ma adesso abbiamo disperatamente bisogno dell’arma del vaccino per mettere in sicurezza queste giovani e fragili vite”.

    Da marzo 2020 i bambini e i ragazzi del Serafico vivono le limitazioni sociali imposte dai protocolli sanitari adottati per la loro tutela, ma “questo lungo periodo di distanziamento sociale sta provocando loro gravi conseguenze psicologiche e un aumento dei comportamenti disadattivi“, si legge nella nota. A questi ragazzi “è consentito raramente di vedere i propri genitori ed è prioritario che tornino al più presto alla normalità”.

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