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    Le università sono diventate delle palestre di sfruttamento

    Credit: Ingmar Björn Nolting/laif

    Parla la studentessa che ha denunciato il precariato della formazione davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

    Di Rosalia Selvaggi
    Pubblicato il 3 Dic. 2021 alle 14:06 Aggiornato il 3 Dic. 2021 alle 14:06

    Ho 22 anni e sono al terzo anno di medicina all’Università di Siena. Per l’inaugurazione dell’Anno Accademico mi sono ritrovata a parlare al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La sua presenza è stata fondamentale perché il discorso delle studentesse e degli studenti diventasse di risonanza nazionale. Un po’ era quello che volevamo: che ci ascoltassero e per la prima volta è stato così, nella speranza che tutto questo porti a qualcosa.

    L’università purtroppo non è nell’agenda della politica e neanche in quella dell’informazione. Le facoltà ormai sono palestre di sfruttamento, luoghi iper-performativi dove noi studenti siamo sfruttati soprattutto durante i tirocini. Durante gli internati, ad esempio in reparti di medicina, ci viene chiesto del lavoro che esula dalla scrittura della tesi ovviamente senza compenso. Altre categorie molto sfruttate sono i dottorandi e gli specializzandi in medicina. Questi a differenza degli internati ricevono uno stipendio che ancora una volta è una miseria. I turni in ospedale durano più di quelli che dovrebbero soltanto per riuscire a farsi sentire e a far capire a chi ti segue che si ha dell’interesse nell’apprendere conoscenze, possiamo dire che sia una forma di speranza di essere considerati. Ai dottorandi vengono negati i fondi per la ricerca, ma anche il tempo per una vita sociale. Gli esami sono una performance, il voto è uno status symbol: il sistema ci porta ad essere squali con i compagni…
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