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    Il Tribunale di Ancona dice sì all’iscrizione all’anagrafe di un richiedente asilo: il dl Salvini finisce davanti la Corte Costituzionale

    Il vice premier e ministro dell'Interno Matteo Salvini fuori Palazzo Chigi al termine del vertice sul tema dei migranti, Roma 10 luglio 2019. Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 1 Ago. 2019 alle 15:10 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:24

    Tribunale di Ancona: sì a iscrizione anagrafe migranti

    Il Tribunale di Ancona ha disposto l’iscrizione all’anagrafe di un richiedente asilo cui era stata negata questa possibilità in seguito al decreto sicurezza, e ha contestualmente sollevato questione di legittimità costituzionale della norma riguardante i migranti.

    Il caso è stato seguito dall’avvocato Paolo Cognini dell’Asgi (Associazione di Studi Giuridici sull’Immigrazione) che ha promosso il ricorso cautelare dinanzi al Tribunale di Ancona insieme all’associazione Ambasciata dei Diritti Marche.

    Nell’ordinanza della giudice Martina Marinangeli si legge che: “il rifiuto opposto dall’ufficiale di stato civile sarebbe illegittimo in quanto il legislatore non ha posto chiaramente un divieto generalizzato di iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo dotati di permesso di soggiorno e, in ogni caso, un tale divieto sarebbe in contrasto con norme costituzionali e sovranazionali che vietano qualsiasi discriminazione tra cittadini e stranieri regolarmente soggiornanti”.

    La giudice quindi ha sollevato questione di legittimità costituzionale nei confronti dell’art. 13 del decreto legge 113/2018 (c.d. decreto sicurezza o dl Salvini) per violazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione, della Cedu e del Patto internazionale sui diritti civili e politici.

    Iscrizione anagrafe migranti: i precedenti

    Non è la prima volta che un tribunale impone al Comune di iscrivere nella propria anagrafe dei richiedenti asilo: a maggio 2019 la sezione civile del Tribunale di Bologna aveva dato ragione a due richiedenti asilo cui era stata negata l’iscrizione.

    In quell’occasione i giudici avevano ritenuto che non ci fosse conflitto con la norma voluta dal ministro dell’Interno. Dopo la notizia, Salvini aveva polemizzato: “Se qualche giudice vuole fare politica si candidi con la sinistra”.

    Due mesi prima, a marzo 2019, una decisione analoga era stata presa dal Tribunale di Firenze, che aveva bloccato il rifiuto del Comune di Scandicci alla richiesta iscrizione all’anagrafe presentata da un richiedente asilo somalo.

    Il decreto sicurezza finisce davanti la Corte Costituzionale

    La novità rispetto ai casi precedenti è che il Tribunale ha deciso di sollevare questione di legittimità costituzionale, quindi il caso finirà dinanzi alla Consulta, che potrebbe dichiarare l’incostituzionalità della legge.

    “A quanto ci risulta è la prima volta che su tale normativa viene sollevata la questione di legittimità costituzionale”, scrive sulla sua pagina Facebook l’Associazione Ambasciata dei Diritti Marche.

    “Riteniamo di estrema importanza il risultato raggiunto sia perché consente da subito l’iscrizione anagrafica del richiedente, con la conseguente possibilità di accedere a tutti i diritti ad essa connessi, sia perché la richiesta di pronunciamento della Corte Costituzionale può fare chiarezza definitiva, con effetti vincolanti, sull’incostituzionalità delle disposizioni in materia di iscrizione anagrafica contenute nel primo decreto legge Salvini e sulla loro natura discriminatoria”.

    In caso di pronunciamento di incostituzionalità, infatti, non si tratterebbe più di singoli casi in cui i giudici impongono ai comuni l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo. Sarebbe l’intera norma – uno dei pilastri del decreto Salvini – a venire meno.

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