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    Torture, estorsione e spaccio: un’intera caserma dei Carabinieri sotto sequestro a Piacenza. “Percosse come in Gomorra”

    Immagine d'archivio. Credit: ANSA/CARABINIERI
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 22 Lug. 2020 alle 12:35 Aggiornato il 23 Lug. 2020 alle 07:48

    Spaccio, estorsione e addirittura tortura sono i reati contestati ad almeno sei militari di un casera dei Carabinieri di Piacenza. La caserma di via Caccialupo è stata posta sotto sequestro: è la prima volta che accade in Italia. Alcuni militari sono già in carcere, mentre altri sono agli arresti domiciliari. L’inchiesta è stata condotta dalla Procura di Piacenza e ha portato all’emissione di diverse ordinanze di custodia cautelare, l’indagine avrebbe scoperchiato anni di illegalità. In arresto sono finiti sei carabinieri e altre 12 persone. Le indagini hanno svelato una serie di episodi avvenuti a partire dal 2017 ai danni di spacciatori, immigrati e cittadini innocenti. Tra i militari coinvolti c’è il maresciallo luogotenente della stazione Levante, ai domiciliari, e un capitano, ufficiale comandante della compagnia di Piacenza, colpito invece da obbligo di dimora.

    A guidare l’inchiesta il neo procuratore della Repubblica Grazia Pradella. Tra i vari episodi trapelati finora ci sarebbero pestaggi, un cittadino accusato ingiustamente di spaccio di stupefacenti attraverso prove false e casi di tortura avvenuti tra le mura della caserma. Padella ha fatto sapere in conferenza stampa che tutti gli illeciti più gravi sono stati commessi durante il lockdown, “con il più totale disprezzo dei decreti emanati dalla presidenza del consiglio”. “Siamo di fronte a reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei carabinieri. Faccio fatica a definire questi soggetti ‘carabinieri’ perché i comportamenti sono criminali. Non c’è stato nulla in quella caserma di lecito”, ha aggiunto Pradella, che ha citato un’intercettazione: “Il malavitoso dice: hai presente le scene di Gomorra, guarda che è stato uguale, tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato”.

    Secondo gli inquirenti, le vittime principali dei pestaggi erano gli spacciatori che non volevano collaborare ed entrare nella rete clandestina di gestione della droga nel quartiere che, secondo le accuse, i militari avevano creato. Le intercettazioni trasmettono le parole pronunciate da un carabiniere nei confronti di un pusher arrestato: “Allora tu non hai capito che qua non comandi un cazzo, non hai capito un cazzo, allora?”. Si sente un colpo. “Questo è il primo della giornata, ok? Siediti là e non rompere i coglioni”, “Se trovo qualcosa a casa, per te tanti problemi; tutto quello che trovo so mazzate per te”. Lo spacciatore avrebbe subito “una serie di percosse” prima di ammettere il reato e rivelare dove teneva la droga. Sarebbe stato accompagnato alla sua abitazione per consegnare lo stupefacente ai militari, e poi ricondotto in caserma e percosso nuovamente. Tutto è partito dalla segnalazione di un ufficiale dei carabinieri che si sarebbe ribellato ai colleghi denunciando i fatti ai magistrati.

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