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    Quali sono i sintomi della variante Omicron che non dobbiamo sottovalutare

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 18 Dic. 2021 alle 08:24

    Da lunedì Marche, Liguria, Veneto e la provincia autonoma di Trento passano in giallo. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza, dopo che è stata superata la soglia di allerta nei tre parametri per il cambio di colore. Secondo il monitoraggio settimanale dell’Iss, 9 Regioni superano la soglia di allerta – fissata al 10% – di occupazione nelle terapie intensive. Intanto la progressione dei contagi fa registrare un nuovo picco: è da oltre un anno, da fine novembre del 2020, che non si registrano oltre 28mila casi in un giorno.

    Sono queste le dirette conseguenze della variante Omicron che sta facendo tremare i governi d’Europa e non solo. Lo studio di Hong Kong che tanto ha fatto in questi giorni sembra mostrare un impatto della variante superiore sui bronchi (dove il virus si replica 70 volte in più rispetto alle varianti originali) rispetto ai polmoni (dove sembra incidere 10 volte in meno). Un particolare che potrebbe realmente aver reso meno aggressiva la malattia.

    Tim Spector, capo scienziato dell’app Zoe ha affermato che la maggior parte delle persone infette non soffre più della classica “triade” composta da tosse persistente, febbre e perdita dell’olfatto e del gusto. Il suo team – ha dichiarato a Sky News – deve ancora raccogliere “dati accurati” sui sintomi di Omicron, ma che i risultati iniziali suggeriscono come siano molto diversi da Delta, presentando quadri più lievi e più simili al raffreddore rispetto alle varianti precedenti. “In linea di massima – ha detto il professor Spector – quello che stiamo vedendo ora è che la maggior parte delle persone che risultano positive al tampone molecolare hanno effettivamente sintomi simili al raffreddore e non hanno la classica triade che ci ha abituato in precedenza. È infatti emersa una condizione sintomatica più lieve che a molte persone sembra proprio un forte raffreddore”.

    Come si traduce tutto questo? Sintomi più leggeri significa meno tamponi. E da qui maggiore diffusione del virus. “Le persone non possono più attendere di soffrire della perdita del gusto e dell’olfatto, o la tosse persistente, per fare un tampone. È fondamentale non sottovalutare sintomi come il banale raffreddore, o un semplice mal di testa, perché più del 50% delle persone che si presenta senza i classici sintomi del Covid, risulta comunque positivo al test”.

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