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    Sgombero campo rom a Giugliano, il monito della Corte di Strasburgo al governo sortisce i primi effetti

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    "Si apre un’occasione storica per l’inclusione delle comunità rom", è il commento di Associazione 21 luglio e Centro europeo per i diritti dei rom (ERRC)

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 6 Giu. 2019 alle 10:37 Aggiornato il 6 Giu. 2019 alle 10:41
    Sgombero campo rom a Giugliano Corte Strasburgo effetti

    La situazione in cui vivono le 450 persone della comunità rom di Giugliano, in Campania, dopo lo sgombero forzato del campo, non è ancora stata risolta. Tuttavia, dopo quasi tre settimane da quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ha intimato al governo italiano di trovare una soluzione alloggiativa temporanea per le famiglie ricorrenti, arrivano i primi effetti del provvedimento di Strasburgo.

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    Rom Giugliano: gli effetti della Corte di Strasburgo

    “La Corte Europea dei Diritti Umani accoglie positivamente le osservazioni ricevute dal Governo italiano secondo cui non è stata adottata alcuna ordinanza di sgombero e che non è prevista, ad oggi, una tale misura”, si legge nella lettera che la Corte di Strasburgo ha inviato alle famiglie rom di Giugliano in Campania che hanno presentato ricorso a Strasburgo il 16 e il 21 maggio scorsi.

    Sul capo delle circa 70 famiglie, quindi, non pende nessuna minaccia di sgombero dall’ex area industriale della periferia comunale, contrariamente a quanto sembrava emergere dopo l’incontro di alcuni parlamentari con il sindaco di Giugliano lo scorso 20 maggio.

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    “L’intervento e la mediazione di Associazione 21 luglio e ERRC tra i ricorrenti e la Corte Europea sono stati determinanti affinché il Governo italiano mostrasse impegni chiari a tutela dei diritti di uomini, donne e bambini già vittime di reiterati sgomberi da terreni adiacenti l’attuale soluzione”, si legge nel comunicato di Associazione 21 luglio.

    “Grazie all’impegno di Associazione 21 luglio e ERRC, quindi, il Governo per il tramite del Comune, ha garantito l’accesso ai servizi base attraverso la collocazione di bagni chimici al di fuori dell’area diventata il rifugio di 450 rom”.

    Il governo ha fatto sapere inoltre che il Comune starebbe attivando una task force di servizi sociali a sostegno delle famiglie e il sostegno della Caritas, offrendo altresì soluzioni temporanee alloggiative in una tensostruttura e in strutture di accoglienza protetta sia sul territorio comunale che regionale.

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    Per queste ragioni, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso di sospendere le misure ad interim in attesa dell’ufficializzazione del ricorso prevista per il prossimo mese di luglio.

    “Guardiamo con soddisfazione e con speranza quanto deciso dalla Corte”, commenta Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio. “Dopo 30 anni di marginalizzazione e ghettizzazione della comunità rom sul territorio giuglianese, per la prima volta si apre un’occasione storica per l’inclusione delle comunità rom, un’occasione che gli organi istituzionali hanno il dovere di cogliere e che come Associazione 21 luglio nel rispetto dei ruoli di ciascuno sosterremo e incoraggeremo nella loro implementazione”.

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    Lo scorso 10 maggio il campo rom di Giugliano è stato sgomberato senza una soluzione abitativa degna per le oltre 70 famiglie che vi vivevano, composte per lo più da persone di origine bosniaca e di etnia rom che vivono nel territorio di Giugliano da oltre 20 anni e che sono state ripetutamente vittime di sgomberi forzati. Tra loro ci sono moltissimi bambini.

    Le famiglie si sono spostate in un’altra area di Giugliano, senza corrente elettrica né acqua corrente né, in un primo momento, servizi igienici.

    Il 16 maggio l’Associazione 21 luglio ha presentato un ricorso per conto di tre famiglie sgomberate alla Corte europea dei diritti dell’uomo, preceduto dalla richiesta di applicazione di “misure provvisorie” da parte della Corte.

    La decisione di Strasburgo è stata favorevole ai ricorrenti: “La Corte ha riconosciuto che ai ricorrenti, ai loro famigliari e ai minori venga data una soluzione alternativa alloggiativa adeguata e che sia tutelata l’unità delle famiglie, cioè che i minori non vengano separati dai genitori”, ha spiegato l’avvocato dell’Associazione 21 luglio, Aurora Sordini a TPI.

    Il 21 maggio altre famiglie hanno presentato un ricorso analogo.

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