Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    Sessismo da tastiera, Amnesty: “Le donne subiscono più attacchi online, un terzo è sessista”

    Il dato emerge dalla ricerca "Il Barometro dell'odio - Sessismo da tastiera". Amnesty Italia: "Necessario un intervento del Governo italiano per nuove misure a tutela dei diritti umani sul web"

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 16 Apr. 2020 alle 16:15 Aggiornato il 16 Apr. 2020 alle 16:43

    Sessismo da tastiera, Amnesty: “Le donne subiscono più attacchi online, un terzo è sessista”

    Le donne subiscono più attacchi online rispetto agli uomini e un terzo di questi attacchi è di tipo sessita. A sottolinearlo è la ricerca “Il Barometro dell’odio – Sessismo da tastiera“, diffusa oggi da Amnesty International Italia. La ricerca, la terza della serie sui discorsi d’odio sui social media, si è svolta tra novembre e dicembre 2019 e ha preso in analisi i contenuti relativi a 20 personaggi noti italiani, 10 donne e 10 uomini. Tra questi Chiara Ferragni, Roberto Saviano, Laura Boldrini, Tiziano Ferro, Giorgia Meloni, Gad Lerner, Vladimir Luxuria, Saverio Tommasi e altri.

    Complessivamente sono stati valutati oltre 42mila commenti, grazie al lavoro di circa sessanta attivisti di Amnesty International Italia affiancati da esperti nella valutazione dei contenuti. Dalla loro analisi è emerso che più di un commento su 10 risulta essere offensivo, discriminatorio o hate speech (14 per cento) e che quando il tema oggetto del contenuto è “donne e diritti di genere” l’incidenza dei commenti offensivi, discriminatori o hate speech sale al 29 per cento (quasi uno su tre). Inoltre, l’incidenza media degli attacchi personali diretti alle donne supera il sei per cento, un terzo in più rispetto a quella degli uomini (quattro per cento). Degli attacchi personali diretti alle donne, uno su tre risulta essere di carattere sessista (33 per cento) e addirittura per alcune delle influencer prese esame il dato arriva fino al 50 per cento o al 71 per cento. Negli attacchi personali alle donne il tasso di hate speech è 1,5 volte quello degli uomini: 2,5 per cento contro 1,6 per cento.

    “Tra i temi osservati, diritti di genere, migranti e rifugiati e minoranze religiose”, si legge nel comunicato di Amnesty Italia. “I risultati hanno evidenziato che quasi un contenuto su quattro su “donne e diritti di genere” offende, discrimina o incita all’odio contro le donne (o una donna in particolare). Un commento sessista su quattro ha per tema le donne e i diritti di genere. I contenuti che generano più commenti sessisti, oltre a quelli su “donne e diritti di genere”, hanno per argomento principale l’influencer stesso (20,2 per cento), poi “immigrazione” (19,6 per cento) e, infine, minoranze religiose (15,5 per cento)”.

    La ricerca evidenzia che “le donne che espongono le proprie opinioni e fanno sentire la propria voce sono spesso additate da chi non condivide la loro visione e vengono esposte all’aggressività degli utenti. Sono stati osservati alcuni picchi di commenti offensivi, discriminatori o hate speech riguardanti tre delle donne monitorate, giovani e non abitualmente esposte a livello mediatico: queste influencer sono state “messe alla gogna” sui social network da esponenti politici e/o da portali di informazione o testate giornalistiche nell’atto di portare avanti una campagna politica”.

    Nel campione sono stati inclusi anche personaggi promotori dei diritti delle persone Lgbti. “Il mondo e i diritti delle persone Lgbti sono presenti solo nello 0,4 per cento dei commenti e quasi il 40 per cento è offensivo, discriminatorio o hate speech“, sottolinea il comunicato.

    Per questo, Amnesty International Italia chiede al Governo di intervenire per promuovere politiche contro i discorsi d’odio online, in particolare quelli di tipo sessista e politiche volte all’educazione e responsabilizzazione di un uso consapevole della Rete da parte di tutti i cittadini. Chiede inoltre alle piattaforme dei social network di intensificare l’attività di monitoraggio e prevedere una percentuale adeguata di operatori incaricati di ricevere le segnalazioni per la rimozione tempestiva dei discorsi d’odio. Qui il rapporto completo.

    Leggi anche: 1. Politica e odio online, il rapporto di Amnesty: “Più di un contenuto su dieci è offensivo e discriminatorio” /2. Europee 2019: ma come parlano i candidati italiani? Il barometro dell’odio

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version