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    Secca del Po, i comuni del lago di Garda: “Non diamo la nostra acqua”

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 20 Giu. 2022 alle 09:32 Aggiornato il 20 Giu. 2022 alle 13:33

    La grande secca del Po si fa ogni giorno più grave, ma i comuni che si affacciano sul lago di Garda – che resiste, ma non si trova in condizioni ottimali – non vogliono rispondere all’appello lanciato del segretario generale dell’Autorità distrettuale del Po, Meuccio Berselli, e dare sostegno idrico al fiume. Pierlucio Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda, ha spiegato a Repubblica che trasferire parte della propria acqua sarebbe inutile e problematico: il lago oggi ha un riempimento del 63 per cento circa, uno dei livello più bassi degli ultimi anni, e “prestare” 20/30 metri cubi di acqua al secondo richiesti dal Po non risolverebbe veramente i problemi del principale fiume d’Italia, a cui ne servirebbero 50, ma apporterebbe un danno al lago, che già assicura parte delle sue acque al vicino fiume Mincio.

    Secondo i rappresentanti dell’ente che riunisce giuridicamente i Comuni del lago la richiesta di sostegno al Po è inaccettabile per motivi “meramente tecnici”: attraverso la diga di Salionze, che si trova a sud del Garda, il lago indirizza una porzione di acqua al Mincio e ai due canali artificiali del Seriola e del Virgilio. Dirottare il trasferimento verso il fiume significherebbe togliere acqua a questi bacini, danneggiando l’ittofauna, la navigazione o l’uso agricolo dell’acqua in un momento in cui questa non abbonda per nessuno.

    Non possono usare il nostro lago come un serbatoio da riempire di inverno e svuotare d’estate negli interessi degli utilizzatori di valle. Altrimenti è come la storia della formica e della cicala”, ha continuato Ceresa, spiegando che per risolvere i problemi del fiume bisognerebbe risparmiare acqua in inverno, utilizzando per esempio colture meno idrovore e sistemi di irrigazione “non più a scorrimento ma a goccia” e nuovi bacini di accumulo per tenere l’acqua quando serve. “Bisogna prevenire, non curare”, ha aggiunto. Ma dopo 110 giorni senza pioggia non si può pensare in termini di prevenzione: quella del Po è un’emergenza.

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