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    Salerno, accoltella la figlia lesbica insieme alla compagna perché rifiuta la loro relazione: “Così morite insieme”

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 13 Ago. 2022 alle 08:08 Aggiornato il 13 Ago. 2022 alle 08:14

    Agghiacciante episodio di omofobia a Salerno, dove un padre ha accoltellato la figlia e la compagna della ragazza perché rifiutava la loro relazione. I fatti, divenuti noti nelle ultime ore, sono avvenuti lo scorso 6 agosto a Salerno. L’aggressione è stata denunciata dalle due giovani ai Carabinieri di Crotone. “Mio padre ci ha detto: ‘Voglio fare 30 anni di carcere: volete morire insieme? È arrivato il momento’, e poi ci ha colpito”, racconta la ragazza.

    Incredibile anche il comportamento della mamma: “Mia madre ha assistito all’aggressione e non ha fermato mio padre, anzi ha provato a bloccarci mentre scappavamo”. A rendere nota la notizia è stato il consigliere regionale campano di Europa Verde Francesco Borrelli, che parla di “storia folle e agghiacciante”. Le due donne, Francesca e Immacolata, la prima 39enne di Crotone e la seconda 23enne della provincia di Napoli, sono arrivate a Salerno per lavorare. Lì  sono state ospitate a casa di una parente di Immacolata, dove poi è avvenuta l’aggressione omofoba.

    “Papà mi diceva che aveva provato ad accettare quella relazione per il mio bene. Ma poi negli ultimi tempi mi ripeteva spesso: ma non ti fa schifo stare con una donna? Non ti fa schifo baciarla?”, spiega Immacolata. La sua famiglia sapeva di questa relazione, che va avanti da circa un anno, ma non l’aveva mai accettata. “La sera del 6 agosto papà aveva invitato Francesca al bar a prendere un prosecco. Ma io li avevo seguiti da lontano perché ero inquieta. Poco prima aveva detto: “Voglio fare trent’anni di carcere, preferisco”. Io non capivo a cosa si riferisse però mi aveva fatto paura. Quando sono tornati dal bar ho notato che era un po’ brillo. Ho visto Francesca e l’ho abbracciata. È stato allora che ha tentato di accoltellare la mia compagna gridando: “Meglio fare trent’anni di carcere, morite assieme””.

    “Entrambe abbiamo riportato qualche ferita, ma siamo riuscite a scappare. Fino alle 5 del mattino però mio padre ci ha inseguite e minacciate. Abbiamo chiamato il 112 e i carabinieri sono intervenuti accompagnandoci nel nostro domicilio di Salerno per fare le valigie e tornare poi a Crotone in sicurezza -racconta Immacolata – Lui ad oggi nega tutto, ma abbiamo le prove di quello che ha fatto”. Le due giovani sono quindi tornate in Calabria e si sono anche recate al Pronto Soccorso dell’ospedale di Crotone per farsi medicare e hanno denunciato l’accaduto ai Carabinieri. Sul corpo avevano numerose escoriazioni e ferite lievi di arma da taglio.

    “Io e Francesca stiamo insieme da un anno, e i miei hanno sempre saputo tutto — racconta la giovane napoletana —. Anche prima di lei mi sentivo attratta dalle ragazze. Ma poi litigavo con i miei e provavo a stare con un ragazzo. Una volta mi hanno cacciata di casa e non sapevo dove andare. Ho convissuto con un uomo quattro anni, ma ero infelice. Ho conosciuto Francesca e il coraggio mi è tornato”. Diversa invece la reazione della famiglia di Francesca, che l’ha sempre aiutata. “Il problema è che qui al Sud è molto difficile per noi, a volte è impossibile dire la verità o tenersi per la mano se sei dello stesso sesso. Conosco tantissimi amici, gay e lesbiche, che ancora si nascondono perché hanno paura. E invece bisogna avere coraggio affinché le cose cambino”. Ora Immacolata e Francesca si trovano in una zona protetta. Un triste episodio che ci ricorda quanto mai sia necessaria una legge contro l’omotransfobia, visto che l’Italia è rimasto l’unico dei grandi Paesi europei a non avercela.

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