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    Resta incinta a 13 anni col fidanzato 19enne. In tribunale mano nella mano: “Non mi ha violentata”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 18 Mag. 2023 alle 07:49

    Lei 15 anni, lui 21. Dalla loro unione è nata una bambina che oggi ha un anno. Hanno iniziato a frequentarsi quando lui era maggiorenne e – anche se l’unione sembra volontaria – sulla coppia pesa l’accusa di atti sessuali su minore sia sul ragazzo allora 19enne, sia sulla madre della ragazzina per non aver fatto nulla per evitare quella relazione.
    Da quando è nata la bambina convivono a casa dei genitori di lui.

    Ieri in Tribunale a Mantova si è svolta l’udienza preliminare. Davanti al giudice i due ragazzi si sono presentati mano nella mano, con la figlia in braccio e tutta la famiglia al seguito. Il ragazzo adesso sta per compiere 21 anni mentre la ragazza, diventata la sua compagna, ha 15 anni: da quando è nata la bimba, che ha un anno, convivono a casa con i genitori di lui, nel Mantovano. Entrambi sono italiani, ma per tutelare il minore non sono stati diffusi altri particolari.

    I fatti risalgono al 2021 quando il giovane, allora 19enne, e la ragazzina 13enne avevano intessuto una relazione nata dalla frequentazione che le due famiglie, amiche da anni, avevano. C’erano anche legami di parentela acquisita tra i due: sono, infatti, cognati visto che un fratello e una sorella sono marito e moglie. Galeotta è stata una vacanza trascorsa insieme d’estate.

    A fare il primo passo, ha sempre sostenuto la giovane, era stata proprio lei, senza far minimamente caso alla differenza d’età.

    La ragazzina allora frequentava le scuole medie e pare siano stati proprio i professori a segnalare ai servizi sociali il suo caso quando rimase incinta. La ragazzina fu anche ascoltata dai carabinieri e nonostante avesse detto che non vi era stata alcuna violenza ma solo amore tra loro, fu aperto un procedimento d’ufficio nei confronti del ragazzo per quella relazione che si configurava come un atto sessuale su una minorenne.

    Ieri i due si sono presentati con i loro avvocati e la bimba all’udienza preliminare che poi è stata rinviata a ottobre per un vizio di forma che aveva impedito alla mamma della ragazza di nominare il difensore. “A sconfessare la violenza – ha dichiarato all’uscita dal palazzo di giustizia l’avvocato Giovanni Gasparini, di Mantova, che difende il ragazzo – è stato lo stesso atteggiamento dei ragazzi, mano nella mano. Una situazione molto tenera che dimostra come siano innamoratissimi e compongano una famiglia molto unita”. “Questa – ha aggiunto il legale – è una vicenda molto particolare. La legge stabilisce dei limiti al di qua dei quali si pone l’illiceità. Questi limiti, però, devono essere precisi e determinanti. Ma questo solco dell’illiceità è difficile da stabilire. Spetta a noi avvocati fare emergere la peculiarità del caso e distinguere tra fattispecie penale astratta e realtà. Se il fatto – ha concluso – fosse avvenuto solo 8 mesi dopo la ragazza avrebbe avuto 14 anni e sarebbe stato lecito”.

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