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    Flavio e Gianluca morti per 15 euro. Il pusher confessa: “Ho venduto io il metadone”

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 9 Lug. 2020 alle 15:30

    Morire per uno sballo pagato 15 euro. Per la “purple drug”, una bottiglia di metadone diluito in acqua, messo in una bottiglietta di plastica e spacciato per codeina. È quanto avrebbe ammesso Aldo Maria Romboli, davanti al gip di Terni, durante l’udienza di convalida del fermo per la morte di Flavio e Gianluca, i due ragazzi di Terni trovati morti nelle loro camere da letto martedì mattina.

    Ragazzi morti a Terni: la ricostruzione

    L’uomo, 41 anni, è accusato di morte come conseguenza di altro delitto. Fermato nel pomeriggio stesso della scoperta dei due corpi dai carabinieri del reparto operativo e della compagnia di Terni, aveva da subito ammesso di aver ceduto la sostanza stupefacente alle vittime. Ora, davanti al gip, ha confermato aggiungendo anche di aver ricevuto denaro dai due adolescenti.

    Secondo la ricostruzione dei fatti di Romboli, Flavio e Gianluca dopo aver acquistato da lui il metadone, lo avrebbero consumato insieme dopo essersi spostati in un parco vicino la casa di uno di loro. Romboli ha aggiunto anche che non si trattava della prima volta che le vittime acquistavano da lui del metadone.

    Il pusher resta in carcere

    L’interrogatorio, che si è svolto nel carcere di Terni, è durato un’ora. Al termine, la procura di Terni ha chiesto la convalida del fermo mentre il difensore di Romboli, l’avvocato Massimo Carignani, non ha avanzato alcuna istanza. E ha definito il suo assistito “distrutto” per quello che è accaduto. “È profondamente provato e fortemente depresso, lo ha notato anche il giudice. È un tossicodipendente e l’accaduto lo ha provato moltissimo”, ha spiegato. “Il mio assistito ha confermato quatto detto durante l’interrogatorio sostenuto in sede di indagini davanti ai carabinieri di Terni. Le sue dichiarazioni davanti al giudice non sono cambiate – ha proseguito l’avvocato -. Mi aspetto la convalida tra stasera o al massimo domani mattina. Siamo in attesa dei risultati dei test tossicologici e dell’autopsia sulla salme dei ragazzi che dovrebbe essere effettuata domani”.

    Parla il procuratore

    Il quadro lo fa poi il procuratore capo, affiancato dal pubblico ministero Raffaele Pesiri, e i carabinieri del tenente colonnello Stefano Verlengia, che “nel giro di pochissime ore avevano già imboccato la strada giusta”, col fermo di un 41enne tossicodipendente. Un uomo pescato nella cerchia di chi ha scelto come “sede di lavoro” i luoghi di ritrovo dei ragazzi, per poterli avvicinare e proporgli per pochi euro una dose di metadone, magari per poi acquistare cocaina.

    In una conferenza accorata, dove a più riprese a parlare è stato “il cittadino e il padre, non il pubblico ministero”, il magistrato ha ammesso “una responsabilità collettiva per quello che è accaduto. Forse non siamo stati del tutto capaci di fare il nostro dovere”. I giovani “hanno dato una grande mano – ha aggiunto – indirizzandoci e restringendo campo di azione. Ci hanno condotto verso il sospettato”. “Più di dieci ragazzi” hanno collaborato alla prima fase dell’investigazione. Adolescenti che sanno come la “codeina dà un colore violaceo, mentre il metadone è biancastro. È preoccupante che conoscano queste nozioni”, ha commentato il capo della Procuratore di Terni, parlando di ragazzi di 15-16 anni che discettano su termini degli addetti ai lavori”, al pari di “qualche cantautore che discetta sugli effetti della codeina” e che qualcuno dei giovani avrebbe citato nei colloqui con gli investigatori.

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