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    La protesta dei ristoratori che violano il Dpcm e restano aperti: “Siamo disperati, dal governo solo briciole”

    La foto di destra è di ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 15 Gen. 2021 alle 13:16 Aggiornato il 15 Gen. 2021 alle 15:33

    Inizia oggi, venerdì 15 Gennaio, la protesta dei ristoratori in tutta Italia che apriranno i loro esercizi, a pranzo e a cena, andando contro le disposizione del Governo in materia di Covid-19.

    Il settore della ristorazione è uno dei settori più colpiti dalla pandemia: chiusure prolungate, aperture a singhiozzo, ristori che tardano ad arrivare e una grande sofferenza tra i professionisti del settore. Gli esercenti si sono quindi mossi verso un vero e proprio atto di disobbedienza dettato, come si apprende dai vari messaggi pubblicati sui social, dall’esasperazione: la clamorosa campagna di protesta che è rimbalzata sui social network, accompagnata dall’hashtag #ioapro, in Italia ha già raccolto oltre 50mila adesioni.

    L’idea è quella di una protesta pacifica che non trasgredisce le norme: i clienti si siederanno ai tavoli ma non consumeranno: piuttosto, si scatteranno una foto per solidarizzare con la categoria. Su Telegram sono nati decine di gruppi in cui, ristoratori e non, discutono della crisi e della riapertura di stasera. I messaggi sono centinaia, c’è rabbia e frustrazione e si pensa anche a una grande manifestazione di dissenso contro l’ultima stretta imposta dal nuovo Dpcm che andrà in vigore domani 16 gennaio.

    “Noi rimarremo aperti anche dopo le 22, poi dipende dal cliente se vuole infrangere il lockdown. Noi restiamo aperti, rischiamo le multe ma ce provamo“, racconta a TPI un ristoratore di Roma che ha un pub di musica dal vivo.

    “Siamo al fallimento, proviamo a stare in piedi invece che in ginocchio. Ora siamo un terzo di quanti eravamo prima a lavorare. Non c’è nessuno ormai. Dal Governo è arrivato poco e niente come sovvenzioni, non ci pago nemmeno le bollette. Falliti per falliti preferiamo stare aperti. Ci ha chiamato la Questura di Roma dicendo di non aprire. Sono 7 mesi in un anno che stiamo chiusi, io ho due bambini, sono separato. Sono sul lastrico. Dopo le 18 continuiamo a esercitare, chi viene viene, c’è un po’ di musica. Da noi si ballava, ci si divertiva, adesso è tutto un pianto. Oggi stiamo aperti, domani pure, finché non arriva l’esercito che ci fa chiudere con la forza”.

    Ma non sono solo i ristoratori a voler aprire: sia come spiega il ristoratore romano a TPI, sia sulle chat di Telegram, sono anche i cittadini che si informano sulle riaperture e chiedono di prenotare tavoli per poter uscire e frequentare nuovamente bar, pub e ristoranti.

    “Stasera c’è parecchia gente che vuole venire. Tutti rivoluzionari. Non sono solo giovani, mi hanno chiamato due pensionate che hanno detto che è impossibile continuare così. Io sono disponibile a chiudere, basta che mi danno i soldi per campare, per pagare la corrente, Sky, Fastweb, l’Ama, se ci danno questi soldi va bene, ma se mi danno le briciole non si può fare. Da marzo ci ho pagato 3 bollette della corrente con i ristori. Ho finito tutto, non ho più niente. Gli altri ristori so altre briciole. In Germania gli hanno dato l’80% del fatturato e sono arrivati i soldi. In televisione dicono un sacco di bugie”.

    C’è però anche chi dice no, Fipe Confcommercio invita i suoi aderenti a non partecipare alla protesta. La Federazione Italiana Pubblici Esercizi dice di comprendere “la frustrazione e il senso di spaesamento di tanti esercenti”, ma li invita a non andare contro la legge rischiando sanzioni da 400 euro in su per ristoratori e clienti.

    “Il Ministero dell’Interno”, spiega la Fipe, “è stato molto chiaro sui provvedimenti di controllo che verranno adottati nei confronti di chi non rispetta la legge. Inoltre, ci siamo battuti per mesi a difesa della reputazione del settore, trattato in modo sproporzionato dai provvedimenti come fonte di contagio e non valorizzato come attività essenziale. Se in seguito ad aperture forzose si dovesse casualmente registrare un nuovo picco nei contagi, l’intera categoria sarebbe ulteriormente danneggiata anche da questo punto di vista”.

    Leggi anche: La protesta dei ristoratori: “Da venerdì teniamo aperto e violiamo le regole del Governo”

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