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    Covid, ristoratori bloccano l’autostrada A1 contro le restrizioni del Governo | VIDEO

    Di Benedetta Piscitelli
    Pubblicato il 13 Gen. 2021 alle 13:51 Aggiornato il 13 Gen. 2021 alle 14:07

     

    L’Autostrada A1, all’altezza degli svincoli di Capua e Caianello, nella provincia di Caserta è in tilt: alcuni ristoratori hanno infatti bloccato il traffico automobilistico oggi, mercoledì 13 gennaio.

    Clacson, urla e imprecazioni, il gruppo di manifestanti protesta contro le norme anti-Covid imposte dal Governo per cercare di arginare i contagi, che impongono restrizioni soprattutto alla categoria dei ristoratori. “Vogliamo solo lavorare”, dicono i proprietari di bar e trattorie.

    La crisi del settore

    Al momento, la Campania è in zona gialla come la maggior parte dell’Italia tranne cinque Regioni (Lombardia, Calabria, Sicilia, Veneto ed Emilia Romagna) dove le restrizioni sono ancora più severe, e bar e ristoranti possono effettuare servizio al tavolo fino alle ore 18. Poi devono forzatamente chiudere, ed è possibile effettuare servizio di asporto fino alle 22, mentre il delivery non ha limiti di orario. Nel weekend, poi, scatta la zona arancione: bar e ristoranti devono restare chiusi ed effettuare solo asporto e delivery.

    Il 16 gennaio prossimo, poi, dovrebbe entrare in vigore il nuovo Dpcm del Governo, che impone misure ancora più restrittive per arginare la diffusione del Coronavirus. Tra le misure confermate, il coprifuoco dalle 22 alle 5 e il divieto di spostamento tra le varie Regioni italiane, se non per comprovate esigenze. Inoltre, per i ristoratori, si prospetta il divieto di asporto a partire dalle 18 e non più dalle 22.

    La protesta “Io apro”

    Proprio per contrastare la crisi economica che queste norme contro la pandemia hanno portato, i ristoratori hanno organizzato l’iniziativa #ioapro che invita a restare aperti – a partire da venerdì 15 gennaio – contro il Dpcm. L’idea già raccolto oltre 50 mila adesioni da tutta Italia (qui i dettagli).

    Tra Milano, Modena, Pesaro e Reggio Emilia, le città con maggiori adesioni finora registrate, si parla di circa quattrocento locali pronti a restare aprirti.

    “Non è mai stata presentata un’indagine epidemiologica che accerti i contagi nei locali, a differenza di quanto può accadere sui mezzi pubblici o nei supermercati – sostengono i ristoratori che hanno aderito – Vogliamo poter lavorare, ma saremo i primi a puntare il dito contro chi non rispetta le norme di sicurezza”.

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