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    Castellammare, sacerdote chiede alle donne di non denunciare i mariti per le violenze subite

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 7 Apr. 2021 alle 11:58 Aggiornato il 7 Apr. 2021 alle 12:17

    Fanno scalpore i post di Facebook di Monsignor Antonio Michele Crociata, sacerdote di Castellammare del Golfo (in provincia di Trapani), che invita le donne a non denunciare abusi e violenze. Per il sacerdote sarebbe “esagerato” il post con il quale un giornalista dell’Ansa incoraggia le donne vittime di abusi a chiamare il 1522, numero d’emergenza operativo in tutta Italia 24 ore su 24.

    Il giornalista che incoraggia a denunciare

    “Tra marito e moglie… può capitare”. Così il prete siciliano minimizza la complessità e la gravità del tema della violenza domestica subita dalle donne. Come racconta Repubblica, all’indomani della condanna all’ergastolo di Antonino Borgia, l’imprenditore di Partinico accusato di aver ucciso nel 2019 con dieci coltellate Ana Maria Lacramioara Di Piazza, il giornalista dell’Ansa Gianfranco Criscenti ha scritto “Se il compagno o marito ti alza le mani, anche una sola volta, scappa via. Il perdono potrebbe costarti la vita. Agisci subito e mettiti al riparo. Contatta il 1522, la polizia o i carabinieri”.

    “Può capitare”: la risposta shock del prete

    Dopo pochi minuti comparire il commento di Crociata al post del giornalista: “Beh! il tuo consiglio, Gianfranco, mi sembra un po’ eccessivo. Tra marito e moglie… può capitare. Esiste anche il grande valore del perdono vicendevole, della tolleranza, dell’amore per i figli, della consapevolezza di essere, nonostante tutto, un cuor solo e un’anima sola… Può capitare, dunque. Non bisogna, però, mai esagerare, comunque. La perfezione su questa terra non esiste. Anche le mogli, del resto, talvolta mancano nei confronti dei mariti e… ciò non significa affatto… bisogna accettare…via!!!!!! non esageriamo!!! Esistono, infatti, anche le virtù, che tutti siamo chiamati a sforzarci di praticare. Nel matrimonio, infatti, le virtù contano più dell’amore. Quando si è fidanzati, lui vive per lei e lei vive per lui. Quando, però, ci si sposa, l’amore da solo non basta più e servono maggiormente le virtù e lui e lei vivono, soprattutto, per i figli”.

    Naturalmente diversi utenti a partire dallo stesso Criscenti hanno invitato il monsignore a rivedere la sua posizione perché il suo commento appare sin dal principio come un palese invito a subire, a non denunciare in nome della famiglia e del ruolo della donna all’interno di essa.

    Botta e risposta

    Il sacerdote però replica: “Ci si lascia, soprattutto, perché si vuol bene più a se stessi che ai figli. Se i figli, al contrario, si volessero bene più di se stessi, le separazioni e i divorzi diminuirebbero del 90 per cento. Per quanto riguarda le virtù – lo dico, in particolare, a G.(Criscenti) – non bisogna mai dimenticare che le virtù si coltivano in continuazione e, anche se non si riesce a raggiungere la perfezione, la loro presenza, pur in percentuale non ancora alta, è da sola in grado di far superare le difficoltà. La verità, invece, è che spesso non ci sono virtù, c’è poca o niente religione, i figli non si amano quanto e come si dovrebbe (ma si ama, soprattutto, se stessi) e i cervelli sono spesso malati più di quanto non si immagini”.

    E ancora, dopo altri commenti a conferma del suo pensiero conclude: “Nella vita comune può capitare di tutto: incomprensioni, diffidenze, errori, mancanze, debolezze… Le virtù, più o meno, riescono a superare ogni cosa. L’esperienza insegna molto in proposito. L’egocentrismo, poi, è tra i mali maggiori, ma può essere curato con una medicina efficace: l’altruismo. Ci vuole, soprattutto, dedizione verso il coniuge e verso i figli”.

    I numeri delle violenze

    Dall’inizio del 2021 sono state 15 le vittime di femminicidio in Italia, tra loro la cantante palermitana Piera Napoli e la 17enne di Caccamo Roberta Siragusa. Nel 2020 sono state 112, 111 nel 2019, 133 nel 2018.

    Leggi anche: No, il catcalling non è affatto un complimento (di Selvaggia Lucarelli)

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