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    Ponte Morandi, la Procura chiede 59 rinvii a giudizio: “Sapevano dei rischi”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 25 Giu. 2021 alle 17:18

    La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per 59 persone per il crollo del ponte Morandi. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, omissione d’atto d’ufficio e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sul lavoro. Parlano di “immobilismo” e “consapevolezza dei rischi” i pm che hanno condotto le indagini. “Non abbiamo persone neanche un giorno”, aveva detto il procuratore capo di Genova, Franco Cozzi, parlando dell’inchiesta. E oggi, dopo centinaia di intercettazioni e una mole elevatissima di atti, il procedimento si affaccia a una svolta.

    Dieci le posizioni stralciate in attesa di ulteriori approfondimenti. Tre indagati, dei 71 iniziali, sono morti prima della chiusura delle indagini.

    “Il momento emotivamente più critico – ha detto il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio – è stato quello del 14 agosto 2018, quando abbiamo ricevuto la notizia. Oggi c’è la massima soddisfazione, con la consapevolezza che i miei colleghi Terrile e Cotugno hanno fatto un gran lavoro, sono stati straordinari”.

    A fine aprile la procura aveva chiuso l’inchiesta per 69 indagati, tra ex dirigenti e tecnici di Aspi e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni), del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato delle opere pubbliche, oltre alle due società. Per gli investigatori, tutti sapevano che il Morandi era in cattive condizioni e che bisognava intervenire con lavori di ripristino. Ma secondo l’accusa quei lavori vennero rinviati nel tempo per seguire la logica del massimo profitto con la minima spesa e dare maggiori dividendi ai soci.

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