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    “Impossibile ignorare quelle fanciulle in fiore”: polemiche sul libro del prof che ha dato della “zoccoletta” a un’alunna

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 26 Mag. 2022 alle 11:05 Aggiornato il 26 Mag. 2022 alle 11:06

    “Impossibile ignorare quelle fanciulle in fiore”: polemiche sul libro del prof che ha dato della “zoccoletta” a un’alunna

    Continuano le polemiche sul professore di Genova che aveva insultato sui social una studentessa per il suo abbigliamento. Il docente di latino e greco, che in un commento aveva definito “zoccoletta” una ragazza citata nel racconto di una collega di Roma, in questi giorni ha dato alle stampe un libro contenente diversi passaggi considerati fuori luogo da alcune famiglie degli studenti del liceo D’Oria di Genova in cui insegna.

    “Ma lo sai, Mara che a me piacevi da morire?  Solo che tu eri un’alunna di sedici anni e io il tuo professore di greco e di latino, anche se più grande soltanto di nove”, ha scritto Andrea Dal Ponte, in uno dei brani incriminati de “Il professore e la strega”, definito dall’editore come “autobiografico”.

    In altri passaggi, riportati da La Repubblica, il professore parla degli studenti che stanno attraversando la pubertà come “orsacchiotti brufolosi e bambolotte sgraziate, magre e ossute con gli apparecchi ai denti oppure con le gambe grosse a tronco di cono rovesciato su sederi sformati”, prima di tornare trasformati dalle vacanze estive: “quasi tutte le alunne si mostravano ora come se un magico piallatore avesse sagomato i loro corpi infelici prendendo a modello un violoncello di ottima fattura”, continua il testo. “I seni erti e palpitanti erano lì come cuccioli vivacissimi sotto camicette e magliette aderenti; i fianchi avevano l’armonia delle più belle baie greche; le gambe lunghe e slanciate, le mani affusolate con le unghie curate”. “Tutto congiurava a determinare un’atmosfera in cui si mescolavano innocenza, malizia, sensualità: cui si aggiungeva la fiera consapevolezza che le chiavi di questo scrigno di tesori stavano tutte in mano a loro, che le avrebbero sapute bene usare a tempo e luogo”, continua il professore, che ammette di cedere “a pensieri men che puri”. “Non mi era possibile spegnere i miei sensi e ignorare le vibrazioni che sempre più intense arrivavano da quelle fanciulle in fiore sulle quali un generale con stivali neri, frustino e scudiscio mi ammoniva intanto che non dovevo posare gli occhi per nulla più che per rivolgere asettiche domande grammaticali e per ascoltare nella più completa atarassia risposte da lodare o da correggere a seconda dei casi”, scrive Dal Ponte, che dice anche di compiacersi “interiormente delle grazie delicate e terribili di quelle creature”.

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